Demo
  • Home
  • Chi siamo
Demo
30 Mag2015

Apriamo una traccia.
Montagna: dentro o fuori?

30 Maggio 2015. Written by Redazione_am. Posted in In cammino

La montagna, l’andare per sentieri, creste e vette, è “dentro” o “fuori” alla società in cui viviamo? Una discussione in costante evoluzione su molteplici sentieri, vie traverse e deviazioni, cresciuta all’ombra del nostro Manifesto e aperta a sviluppi…

Ingresso della galleria del Castelletto, gruppo delle Tofane

Ingresso della galleria del Castelletto, gruppo delle Tofane

Yamunin: Si va in montagna non per sfuggire alle contraddizioni della vita quotidiana, ma per tornare con “nuove armi” concettuali, narrative, pratiche con cui poterle affrontare. Ricordo che WM1 in uno scambio mi rinfrescò la memoria citando: «È possibile che io fugga, ma durante la mia fuga sto cercando un’arma.»(George Jackson, citato da Deleuze & Guattari in Millepiani).
Un’altra citazione importante per me è «Le linee di fuga non consistono mai nel fuggire il mondo, ma piuttosto nel farlo fuggire, come si fora un tubo.» Ora io credo che il modo di camminare che stiamo sperimentando e il tipo di narrazione che stiamo provando a fare sia questa foratura.
Ancor di più andando in montagna è il ritorno, con tutto ciò che comporta, uno dei punti cruciali. Un po’ come il viaggio per mare. C’è modo e modo di partire e modo e modo di tornare. Anche un ritorno eccessivamente triste, per la cima ormai raggiunta ecc ecc, può essere pericoloso.

Leggi Tutto

24 Mag2015

O Gorizia tu sei maledetta!
100 anni di ammutinamento e diserzione

24 Maggio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Staffette

di Lo.Fi.

La mattina del cinque d’agosto
si muovevan le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì

23 maggio 2015: parto da Monfalcone per Gorizia.  In maniera del tutto involontaria mi ritrovo a passare in macchina per i luoghi che cento anni fa furono teatro della grande mattanza. Cave di Selz, Trincea della morte, Monte San Michele. Sarà autosuggestione eppure ogni volta che passo per questa landa carsica mi sembra di sentire scampoli di terrore trattenuti ancora nelle radure tra una dolina e l’altra, come se l’adrenalina e il sangue versati a ettolitri cento anni fa ne avessero inquinato irrimediabilmente le falde. Ma di rosso oggi scorgo soltanto le infiorescenze lanuginose del sommaco che incorniciano la strada provinciale n° 15 e la bandiera che garrisce in cima all’allampanato albero della cuccagna issato in paese a Doberdob per le celebrazioni del maggio.

Leggi Tutto 2 Commenti

23 Mag2015

Setacci al lavoro. Ascesa alla Sacra di San Michele (Monte Pirchiriano)

23 Maggio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Récit

L'Alpinismo Molotov è ubiquo. Stessa domenica, la Sacra vista dal Moncuni (Monte Cuneo).

L’Alpinismo Molotov è ubiquo. Stessa domenica, la Sacra vista dal Moncuni (Monte Cuneo).

Funziona così: uno scrive: «Facciamo la ferrata della Sacra di San Michele?».
E si leva un coro di sì, con un controcanto di nì. Mica tutti se la sentono di fare la ferrata.
Per fortuna, sul Monte Pirchiriano ci si può salire anche via sentiero.
Poi il silenzio. Finché un altro scrive: «Ci andiamo sabato o domenica?».

Domenica. E si fa l’uscita.

Poi quando l’acido lattico scende, i cervelli passano al setaccio emozioni, sensazioni e storie. Ne vengono fuori dei filamenti che nel laboratorio di Alpinismo Molotov qualcuno si prende la briga di intrecciare per farne cime per cordate, i nostri rècit.
Domenica 17 maggio, una schiera di audaci ha affrontato l’ascesa al Monte Pirchiriano.
Lo racconteremo. Sentite il rumore dei setacci?

Leggi Tutto

22 Mag2015

Scarica, stampa e diffondi per rifugi e bivacchi il Manifesto di Alpinismo Molotov

22 Maggio 2015. Written by Redazione_am. Posted in In cammino

Dato che Alpinismo Molotov è narrazione e storie, ma anche sentieri e montagne, abbiamo realizzato un pieghevole con una piccola presentazione e il nostro manifesto.

Un foglio A4 da stampare fronte e retro da poter lasciare in giro, nei rifugi e nei bivacchi, un messaggio nella bottiglia in versione alpina che forse ci permetterà di incontrare altri compagni di scarpinate.

Lo potete scaricare cliccando sull’immagine, in formato PDF in bianco e nero, in modo che chi si riconosce nel pentalogo dell’Alpinismo Molotov possa poi fare altrettanto.

Manifesto Alpinismo Molotov

Leggi Tutto

30 Apr2015

Učka/Monte Maggiore 1 marzo 2015.
Un saggio di alpinismo antifascista

30 Aprile 2015. Written by Redazione_am. Posted in Récit

foto ucka (24)

Pubblichiamo oggi, in occasione del 71° anniversario del massacro di Lipa, il récit d’ascension antifascista che la sezione orientale di Alpinismo Molotov ha compiuto sull’Učka o Monte Maggiore, Istria / Croazia, il 1° marzo 2015. Un primo dispaccio di quell’impresa uscì su Giap il giorno stesso. Questa relazione è insieme complementare e integrativa, una non esclude l’altra. Ciò che si è privilegiato in queste righe è la riproduzione del passo oratorio e delle storie da esso evocate, più che la “scalata” vera e propria.

I nostri bastardi senza gloria sull’Ucka: Barbara, MisterLoFi, Rikutrulla, Alessandro, Tuco, Scalva, Federico, Vigj e Ciopsa. Special guest nel récit, Beppe Vergara. Con un cameo di Piero Purini.

Buona defascitizzazione.

Prima parte: guerriglia (culturale).

Due gran montagne dividono l’Italia dai barbari, l’una dimandata monte Caldera, l’altra monte Maggiore nominata.

Così diceva Leandro Alberti (1479-1552) o almeno così sostenne Mazzini nel 1866 rivendicando all’Italia l’Istria, la “Carsia” e le Alpi Giulie. Curioso è che nella regione attorno al monte Maggiore-Učka – la fantasiosa Venezia Giulia – nel 1927 abitassero diverse persone di cognome “Alberti”, peccato che fino a qualche anno prima però si chiamassero Abracht, Albrecht, Avber, Albert. Il Maggiore fu lo spartiacque rivendicato anche da Salvemini nel 1916, uno non proprio in odore di fascismo. Sembrava che il “patriottismo” italiano, anche quello più a sinistra, non riuscisse a prescindere dal dominio della vetta più alta dell’Istria. Eppure questo rilievo, punto d’incontro della catena dei Vena e dei Caldiera, non fu storicamente territorio d’italiani, piuttosto pascolo per i pastori cicci, popolo di lontana ascendenza valacca, più o meno slavizzato (per assimilazione “naturale” lungo i secoli, ndr), deriso dagli abitanti della costa per la sua arretratezza o forse solo per la deliberata assenza di dimestichezza con la civiltà marinara: “cicio no xè per barca” è il detto che li stigmatizzava, ripetuto ancora oggi ogni qualvolta un individuo dimostri scarsa propensione per una qualsivoglia arte.

In azzurro il Monte Maggiore nei confini successivi al Trattato di Roma del 1924

Il Monte Maggiore nel 1924

Salvemini era convinto che un confine posto su questo spartiacque avrebbe contribuito alla fratellanza delle genti italiche e slave, un errore madornale di geografia che sarebbe risultato fatale per i popoli di questa penisola, qualunque lingua parlassero. L’Amministrazione militare italiana dopo il 1919 e quella fascista infatti infersero una ferita purulenta a queste terre, legando il tricolore italiano a sopraffazione, violenza e morte, specie quando l’Italia invase la Jugoslavia nel ’41 avviando una politica di deportazione di interi villaggi croati e sloveni, anche istriani – tecnicamente cittadini italiani – in campi di concentramento come Rab/Arbe, Molat/Melada, Gonars e tanti altri. Campi di morte assurdi: a Molat – ci ricorda Tuco – si fucilavano i prigionieri come rappresaglia per i pali di telegrafo abbattuti dai partigiani.

l'Učka/Maggiore dal centro dell'Istria (Monte Semi)

L’Učka/Maggiore dall’Istria centrale (Monte Semi)

Da qui lo sdegno che ci assalì quando lo stesso Tuco ci riportò la notizia di una sortita delle Muvre, il gruppo escursionistico dei neofascisti di Casaclown, sul monte Maggiore in occasione del giorno del Ricordo del 2014, a sventolare tricolori e rivendicare l’italianità sulla sponda orientale dell’Adriatico, proclami sinistri proprio per il loro portato storico su questa vetta. S’imponeva una contro-sortita a disinfettare il monte ma non era solo questo, noi si voleva salire sull’Učka o Maggiore per dire che i fasci lì proprio non c’entrano un cazzo e non ci azzeccano proprio con l’andare in montagna tout-court. Cicio no xè per barca? Può essere, ma di sicuro Fascio no xè per monte. Ce lo ricorda anche il grande alpinista Ettore Castiglioni:

Il vero alpinista non può essere fascista, perché le due manifestazioni sono antitetiche nella loro profonda essenza.

Leggi Tutto 9 Commenti

21 Apr2015

Correre in montagna. Sì, ma… è molotov?

21 Aprile 2015. Written by Redazione_am. Posted in In cammino

A passo d'uomo

Roberto Gastaldo: Nel récit del Musinè – ma anche in alcuni tweet con hastag #alpinismoMolotov – ho trovato prese di posizione piuttosto dure sulla corsa in montagna. Ora, è vero che – secondo il manifesto del collettivo – “L’Alpinismo Molotov NON è sport” e “il suo passo è il passo oratorio”, quindi l’Alpinismo Molotov non c’entra nulla con la corsa in montagna. Ciò, però, non implica un’aperta contrarietà: in un prato si può leggere, giocare a calcio e fare un sacco di altre cose senza che tra queste ci sia contraddizione. Sarà che ho sempre praticato corsa in montagna (e se ne avessi modo e tempo lo farei ancora) ma io non esprimerei mai stroncature del genere: per chi non è atleta, la corsa è spesso un percorso di conoscenza di se stessi, più che agonismo. E poi bisogna tenere conto che non di rado – almeno dalle mie parti – persino le gare di corsa in montagna hanno espliciti “riferimenti Molotov”: nella sola val di Susa ci sono due gare a ricordo di battaglie partigiane.

Wu Ming 1: Io, tra l’altro, ho una cara amica che fa corsa in montagna e apprezza tantissimo gli scritti di Alpinismo Molotov!

VecioBaeordo: Concordo con il non sequitur: il fatto che l’Alpinismo Molotov non c’entri nulla con la corsa in montagna non implica la sua contrarietà. E se ho colto il riferimento alle due gare “partigiane”, una delle due dovrebbe essere quella di Balmafol (dico bene?). Aggiungo che il Musinè è da sempre il posto dove i möntagnin torinesi vanno ad allenarsi quando non hanno molto tempo o quando non si può andare altrove: si esce da lavoro, si raggiunge Caselette, si sale e si scende in meno di due ore (quando l’allenamento c’è) e si torna a casa per cena; non sarà il classico “andare in montagna”, non sarà certo “alpinismo”, non ci vedo nulla di Molotov, ma poi quando queste cose si fanno il fiato c’è.

Roberto Gastaldo: La prima è proprio quella di Balmafol, l’altra è il Challenge Stellina, che fino a dieci anni fa era – esclusi i mondiali – la più importante gara di corsa in montagna. Per gli standard economici dellla corsa in montagna uno sponsor come Bolaffi può fare la differenza.

Filo: A me fa tanto piacere che la gente corra in montagna e non mi dà nessun disturbo (mentre per i quad-disti e i motocross-isti invoco cura Robespierre): sono contrario per me. Correrò in montagna il giorno che qualcosa di molto brutto mi inseguirà.

Leggi Tutto 9 Commenti

  • 1
  • ...
  • 32
  • 33
  • 34
  • 35

Gli articoli più recenti

  • La montagna non si arrende ai giochi d’azzardo
  • Al 9 febbraio: la montagna non si arrende, e nemmeno noi
  • Moschettoni e doppi legami: le ferrate tra marketing e repressione (seconda puntata)
  • Moschettoni e doppi legami: le ferrate tra marketing e repressione
  • Giuliano, ciao

AM su Telegram

A questo link il canale Telegram di Alpinismo Molotov

AM sui social network

Facebook

Versione per la stampa del Manifesto di Alpinismo Molotov

#Montagnecontrolaguerra
Tweet #alpinismomolotov Tweet di @alpi_molotov #DiversoRilievo2018

Compagni di scarpinate

  • A.P.E. – Associazione Proletari Escursionisti
  • 2ruote di resistenza

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • Feed dei contenuti
  • Feed dei commenti
  • WordPress.org

Blog sotto
Licenza CC BY-NC-SA 3.0 IT

Demo

Immagine di sfondo
Licenza CC BY-SA 3.0

#AlpinismoMolotov | info@alpinismomolotov.org