La montagna come zona depressa, luogo in cui portare lavoro, ricchezza, turismo: a questa narrazione semplificatoria abbiamo sempre prestato attenzione e posto critiche alle false soluzioni: eliski, nuovi impianti di risalita, eventifici d’alta quota, eccetera.
Le montagne sempre più sono ridotte a splendido e muto scenario per eventi e spettacoli, scenografia non artificiale per artificiali attrazioni da luna park.
Siamo organizzatori di Diverso il suo rilievo, una festa che si svolge in montagna, a suo modo il nostro banco di prova della teoria che si fa prassi, abbiamo sempre sostenuto un festival importante come quello di Alta Felicità in Valsusa e ci siamo chiesti esplicitamente come si possa fare una festa in montagna.
Quel che ci è chiaro è che non c’è una risposta conclusiva, univoca e definitiva, al quesito. Al solito, la realtà è complessa ed è buona pratica non accettare risposte semplici(stiche).
Detto questo, ci sono casi in cui le dimensioni, l’impatto e le modalità con cui vengono svolti determinati eventi in aree montane non dovrebbero lasciare dubbi sulla loro inopportunità o comunque sulla loro criticità.
Ci sono eventi però che pare non possano essere messi in discussione, come Risorgimarche, kermesse di concerti che vengono proposti sui Sibillini.
In maniera appassionata Phil Connors ne ha messo in luce le criticità in una sua analisi apparsa su Facebook. La proponiamo volentieri sul nostro blog (altri commenti critici ci vengono segnalati: Paolo Piacentini, Leonardo Animali, Mario di Vito).
Il concerto di Jovanotti a Risorgimarche
Provo a spiegare perché Risorgimarche è un evento che mi sta profondamente sulle palle. Inizio con due precisazioni.
A chi dice (tanti amici e amiche che stimo) “io ci sono stato ed è bellissimo” rispondo laconicamente “grazie ar cazzo”, un concerto di un’artista che ti piace (presumo, visto, che ci sei andato), gratis e in una location evocativa. Ovviamente, ti è piaciuto. Purtroppo però dire che una cosa ci piace non può essere l’unico discrimine o l’ancora di salvezza, anche chi va in un resort a 3000 metri di quota o chi parcheggia sopra alla fioritura di Castelluccio dice “io ci sono stato ed è bellissimo”. La propria singola soddisfazione, ripeto, non basta.
Seconda precisazione rispetto a chi dice “e allora … (le foibe, i marò, Montelago, Woodstock, la sagra de la papera, il deltaplano, le SAE)” vorrei dire che a colpi di “allora” siamo arrivati a dover rispiegare perché bisogna vaccinarsi o perché se sei nero hai diritto di campare come me.
Ora, premesso questo, vi dico perché mi sta sulle palle, e non da oggi ma da prima della prima data della scorsa edizione.
Risorgimarche innanzitutto ha come sottotitolo una cosa tipo «per il sostegno delle aree e delle comunità colpite dal sisma», quindi lo spirito iniziale dovrebbe essere chiaro. Non sono io che sovraccarico l’evento, queste sono le dichiarazioni iniziali degli organizzatori. Siccome mi pare evidente che la ricaduta per gli esercizi commerciali dei vari luoghi è pressoché nulla (viste le location) direi che non ci siamo da questo punto di vista. Fosse stato un festival “normale” l’avrei criticato ugualmente, ma almeno non ci sarebbe stato questo vulnus iniziale.
Poi, l’impatto ambientale, lascio a chi è più tecnico di me la valutazione dell’impatto reale sulla flora/fauna. Io parto dalle basi. Mi viene detto che “tutto viene lasciato come prima”. Anni fa litigai con un vicesindaco perché di fronte alla mia contrarietà ad una zona industriale mi veniva risposto che non ci sarebbe stata alcuna azienda insalubre. Come se una cementificazione di ettari di terreno non fosse insalubre di per se. 10/30/70 mila persone su un prato in montagna anche se non lasciano una sola cicca di sigaretta a terra sono impattanti per il fatto di esistere. Per non parlare delle migliaia di auto parcheggiate “a prato”, delle code, ecc..
Veniamo ai contributi pubblici, Cerescioli parla di 500 mila euro circa. Sono d’accordo con chi dice che la cultura va sostenuta dal pubblico, che deve essere gratuita, ecc. ma siccome non vengo da Marte so che un’associazione qualsiasi di ragazzi del cratere per prendere un contributo da 5 mila euro deve partecipare ad un bando, rendicontare tutto, cofinanziare, ecc., quindi i conti non tornano, anzi: i torni non contano. Nelle aree SAE non sono previsti neanche i centri di aggregazione, se li vuoi devi trovare uno sponsor. Se vuoi organizzare un piccolo festival devi chiedere la questua al comune sperando nell’assessore amico.
Ora due parole sul motivo principale per cui critico Risorgimarche, cioè il messaggio che fa passare rispetto alla fruizione degli ambienti naturali. E su questo mi dispiace ma non sento cazzi. È chiaro che se sei una “brava persona” un concerto di Risorgimarche non ti rincoglionisce, ma per la maggioranza delle persone (che non sono mai state a Macereto, Roti, Casalicchio, ecc.) l’approccio della montagna vissuta come evento è profondamente sbagliato, anche perché in settantamila che cazzo vuoi goderti di un prato? Che ti rimane “della natura”? L’odore di crema solare Bilboa di quello davanti a te?
Ho letto più di una persona fare paragoni con il Festival Alta Felicità che si tiene in Valsusa. Ecco, grazie, perché questa cazzata è utile per far capire cosa è Risorgimarche. Alta Felicità si tiene di fianco ad un paese e sotto al cavalcavia (lunghissimo) dell’autostrada, chi cucina o lavora negli stand è tutta gente del posto, nel corso della giornata ci sono dibattiti e incontri su migranti, ambiente, clima, ecc… il sabato, quest’anno, c’è stata una manifestazione fino al cantiere della TAV in cui si sono abbattute le reti. Alta Felicità è un festival del territorio basato sulla conflittualità. Risorgimarche è l’esatto contrario, è una cosa che non può non piacere a tutti, è ruffiana, calata dall’alto, faziosa (nel senso che pare fatta da Fazio), in cui nessuno dirà mai “cari amici dei governi vari vi strappo le palle per come avete gestito la ricostruzione”. È una cosa alla volemoce be’, Ceriscioli passeggia con il pass e si fa le foto con Cristicchi, e via discorrendo.
In conclusione risorgi marche è secondo me figlio del suo tempo, rientra pienamente nel periodo che stiamo vivendo. Chiaramente c’è di peggio, a partire dall’eterna emergenza post sisma. Ma per quanto mi riguarda criticare RM è criticare un sistema di fare le cose, che è lo stesso per tutto.
Io credo che a questo mondo
Esista solo una grande chiesa
Che passa da Che Guevara
E arriva fino a Madre Teresa
Passando da Malcom X
Attraverso Gandhi e San Patrignano
Arriva da un prete in periferia
Che va avanti nonostante il Vaticano
Ecco io no, io penso che Malcolm X a madre Teresa se la incontra la gonfia, penso che San Patrignano sia una merda, e che non facciamo parte tutti di una grande chiesa.
Mr Mill
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Segnalo un post dal blog hopassatolafrontiera in forte risonanza con quanto scritto da Phil Connors, si specificano meglio alcune questioni e sviluppano certi ragionamenti, rimane la forte critica a Risorgimarche: La musica (di risorgimarche) è finita, gli amici se ne vanno.
kaspar hauser
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la verità è che vi dà fastidio che la montagna, anche se solo per un giorno sia tornata di tutti, non solo di quei pochi che ci lucrano sopra con le escursione turistiche. Ma adesso è di nuovo un deserto e desolazione, per cui tranquilli, di nuovo alpinismo molotov per voi!
Redazione_am
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Chi accompagna con le escursioni è un lavoratore come un altro e (soprattutto sui Sibillini e nelle zone limitrofe) non ci lucra ma a stento ci sopravvive. Inoltre durante il cammino ti spiega dove sei, l’ambiente naturale e ti racconta le storie del luogo. Poi il San Vicino (luogo del concerto di cui si parla nel post) è pieno di sentieri accessibili a tutti in autonomia che si possono percorrere senza guida.
Quindi… la montagna è sempre di tutti, tranne quando viene snaturata, quando non è più montagna, quando per renderla cool la si trasforma in altro. E questo è veramente escludente, perché se qualcuno ad esempio in quel giorno avesse voluto fare un’escursione non ne avrebbe avuto la possibilità.
solopercommentare
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Da quel poco che ho potuto capire io, il problema della ricaduta economica sui comuni interessati quest’anno è stato completamente spostato ai comuni stessi. Rispetto a l’anno passato è stata data ai comuni la possibilità di gestire alcuni aspetti della logistica di contorno agli eventi dando ampio margine di auto organizzazione; un esempio su tutti la possibilità di organizzare i punti di ristoro in loco, in cui diversi produttori locali hanno potuto avvantaggiarsi. Se da un punto di vista questa poteva essere recepita come una occasione, è stata in realtà una possibilità gestita in maniera disomogenea e disorganizzata su tutti i fronti. Nel migliore dei casi le amministrazioni comunali si sono fatte da tramite per fornire il minimo supporto, non essendo preparate in alcun modo ad intercettare le opportunità che eventi da minimo 6000 persone possono offrire.
Con questo non voglio dare colpe ai comuni, che già sono martoriati dalla ricostruzione che va avanti senza un piano preciso ne’ di tempi ne’ di costi; è sicuramente mancato ad ogni livello, a partire dall’organizzazione di Risorgimarche e dalla Regione stessa, una modalità corretta di gestione e invito alla partecipazione dei diretti interessati a cui la manifestazione stessa avrebbe dovuto giovare.
Il presunto accostamento tra Alta Felicità e Risorgimarche comunque è molto singolare ed è la prima volta che lo sento menzionare. Del resto si commenta da solo, sia per le modalità con cui i due eventi vengono organizzati, sia per la politicizzazione del primo e l’evidente debolezza di ragionamenti politici per quanto concerne il secondo