Anni imprigionati come sospensioni dentro una provetta crepata, con le spalle appiccicate a un versante di valle e il naso a puntellare quello fragile di là. In quello che è l’esperimento Tavernola si prova a intervenire. Come purtroppo succede di questi tempi, si sutura male, con la strategia sbagliata.
I sensori installati monitorano con costanza la parete che minaccia il paese e tutto l’ecosistema del Lago d’Iseo, ma fino a ieri niente più. Fino a quando abbiamo letto che la frana provocata dal cementificio va consolidata a suon di iniezioni di cemento nel ventre del Monte Saresano.
Si procede per assurdo: il cemento da causa della frana diventa LA soluzione.
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«Ogni tanto si vince»: una nuova sezione del blog
Com’era il fondo valle e come ERSAF lo stava devastando
Siamo nati sulle montagne, abbiamo scarpinato cercando di frequentarne le storie, abbiamo cercato di camminare in bilico, leggeri, per preservarne gli equilibri sempre più fragili.
In questi anni di disastro ambientale, amministrazioni e enti continuano a riempirsi sì la bocca di sostenibilità, di lotta agli sprechi, alle emissioni; di astratte agende climatiche e di sensibilità ambientali varie e assortite, ma non lo fanno che a parole. I loro fatti continuano a descrivere, a tracciare, una strada fatta di consumo di suolo, cementificazione, progetti pensati con l’unico obiettivo del profitto.
Progetti scollegati dal territorio e dalle persone che lo abitano, disegnati da un sistema pubblico come capi di alta sartoria, modellati al millimetro su chi vuole garantita la possibilità di continuare a speculare in privato sulla pelle di habitat collettivi già martoriati. Un sistema che dovrebbe insomma essere garante del patrimonio collettivo, si fa complice, per non dire mandante, di chi devasta in cambio di un pugno di quattrini.
Oggi condividiamo volentieri la notizia di due vittorie dai territori alpini – e di due commenti a riguardo: Jacopo Merizzi per la Val di Mello e il Comitato Tutela Devero per l’omonima Alpe – che abbiamo letto di recente.
Che siano benvenute queste battaglie dal basso, urgenti e necessarie come non mai, a dimostrare una volta di più che sul fronte degli scempi ambientali non solo si può – e deve – lottare, ma si può anche vincere.
Avanti Alpe Devero, avanti Val di Mello, si parte e si torna insieme.
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Val di Mello, la vittoria definitiva. Abbattuta la “scogliera”
La ricordate la famosa scogliera costruita nel 2021 da Ersaf e dal Comune di Val Masino in località Cascina Piana all’interno della Riserva? Vi ricordate la petizione e le numerose proteste, l’esposto in procura e le istanze in Comune?
Ebbene, volevamo informarvi che oggi sono finalmente cominciati i lavori per l’abbattimento dell’infame muraglia.
Che dire?
Semplicemente, vittoria.
Vittoria per la Val Di Mello.
Vittoria per il vecchio sentiero che, brutalmente offeso dall’intervento incapace dell’uomo, fra qualche giorno tornerà al suo originale splendore.
Vittoria contro chi si era dato ormai per vinto, rassegnandosi alla vista di quell’obbrobrio architettonico.
Vittoria e soltanto vittoria, a dimostrazione che il potere e la forza non sempre sono invincibili, soprattutto se privi di giuste fondamenta.
E ancora vittoria per le 63.000 firme a tutela della Riserva, per tutti voi che avete contribuito, condiviso post e fatto rumore.
Un’ultima vittoria, per noi che non impareremo mai a stare in silenzio se qualcuno prova a offendere il nostro posto del cuore.
Seguiranno presto aggiornamenti.
https://www.orobie.it/articolo/2023/11/val-di-mello-finalmente-si-abbatte-il-muro/46043/
Alpe Devero – lavori sospesi al cantiere Grande Est
Nel parco protetto si è provato a modificare un sentiero per facilitare il passaggio delle mountain bike, tutto bloccato.
Il Tribunale ordina la sospensione dei lavori al Grande est del Devero. Il Parco, Ente Gestore Aree Protette dell’Ossola, la Regione Piemonte e il Comune di Baceno soccombono in tribunale per i lavori al Grande Est del Devero. Il cantiere è sospeso. Le Associazioni hanno vinto: sono state riconosciute le ragioni dell’ambiente.
L’area del Grande Est, nel Parco Veglia Devero, è all’interno di un Sito di Interesse Comunitario – Zona Speciale di Conservazione e Zona di Protezione Speciale per gli habitat e le specie rari e la risorsa della biodiversità.
Nonostante la vocazione dell’area, il Parco, Ente Gestore dell’area protetta, aveva chiesto un finanziamento per modificare un sentiero ai fini di facilitare il passaggio delle mountain bike, identificando “questo territorio (…) come “Alta Ossola Bike Arena”
https://comitatotuteladevero.org/blog/news-2/riconosciute-le-ragioni-dellambiente-8
Tra frane, onde e cemento. I come e i perché della camminata molotov sul Lago d’Iseo, 28 agosto 2022
Alle 9:30 di domenica prossima, 28 agosto, calcheremo i passi su uno stupendo anfiteatro montuoso rovinato da una moltitudine di questioni “storte”. Le incantevoli creste che percorreremo spaziano tutt’attorno al nuovo cratere di scavo del cementificio di Tavernola, e non soltanto a quello.
Cammineremo a partire da Parzanica per raggiungere, prima tappa, il Santuario della Santissima Trinità, da cui la vista abbraccia lago e valle.
Man mano ci avvicineremo al Saresano, un monte sconvolto sin dai declivi, pendenze di paesaggio mutato in cui a causa dello sbancamento è cambiato persino il panorama, per non dire delle condizioni microclimatiche: una costa abituata a lunghi periodi d’ombra che si riscopre soleggiata.
Una costa, quella sopra e sotto la miniera Ca’ Bianca, che vista frontale, a mo’ di parete, sembra un qualsiasi bosco fitto di queste zone solcato da un alpeggio in vetta. Il prato sommitale è l’unica porzione di monte risparmiata, grazie a chi ha resistito all’assalto dell’industria e non ha venduto.
Sopra: vista dal Santuario della Santissima Trinità
Sotto: il monte Saresano sventrato dalla miniera. Prima che fosse sbancato, Monte Isola – a sinistra della vetta – non era visibile
Dalla Santissima in poi il percorso necessario a osservare lo scavo è una lunga serie di creste curve, l’anfiteatro di monti che cintano Parzanica. Il sentiero che oltrepassa la chiesetta conduce dapprima nei pressi della vetta del monte Creò, picco modesto, eppure in posizione sufficientemente favorevole per scoprirsi deturpato da fitte batterie di ferraglia aguzza. Una selva “binaria” di antenne e ripetitori a disegnare un territorio ronzante, morfologie antiche sconvolte da cementificazione e sfruttamento.
Consumo di suolo.
Ripetitori sul monte Creò
Poco oltre il Creò, nei pressi del monte Mandolino, gli evidenti segni delle stalle e dei pascoli che hanno popolato queste zone sono stati rimpiazzati da proprietà talmente aduse alla privatizzazione da rendere inaccessibili passaggi sui vecchi sentieri. Reti e steccati a cancellare pratiche, storie, abitudini di queste piccole comunità.
Dal Mandolino scenderemo al Col de Ru e potremo valutare due diverse alternative. Chiudere qui la prima parte del nostro anello scendendo per la vecchia mulattiera asfaltata nei giorni in cui il crollo di 2 milioni di metri cubi di monte pareva imminente – perché era l’unica possibilità di transito verso valle per gli abitanti di Parzanica e Vigolo –, oppure imboccare la salita che conduce al monte Cremona, e di lì la discesa verso il Saresano, il monte sventrato.
Questa seconda opzione non è “paesaggistica”, ci si immerge in boschi di conifere che progressivamente sostituiscono quelli di latifoglie, la vista non spazia granché ma si può percepire tutta la spettralità della cava a picco sotto i piedi. La traccia rimane comoda e tuttavia il terreno è sconvolto, il sentiero lambisce più volte le reti che perimetrano l’area mineraria.
In ogni caso, mulattiera o Saresano, l’ultimo tratto di cammino per tornare al parcheggio sarà una porzione transitabile della strada solcata da crepe e interrotta, sconvolta dal movimento franoso. Una lingua d’asfalto ormai spettrale lungo la quale non si incontra nulla più che qualche raro e sparuto abitante.
Ci sarà di che discutere insomma. Del, e oltre il cementificio. Di un territorio incantevole e sfruttato all’inverosimile. Di politiche miopi e dannose, dell’incapacità di vivere col territorio e con le comunità anziché a loro scapito.
Recinzioni a monte della cava, poco sotto la vetta del Saresano
L’itinerario è adatto a tutti, la salita alla Santissima è ripida ma tranquillamente camminabile, su mulattiera. Il resto della percorso in cresta tra saliscendi e criticità da osservare ci consentirà di procedere con passo oratorio.
In tutto sono circa 400 metri di dislivello positivo. Necessaria acqua, lungo il percorso non ce n’è, per il resto traccia comoda, sufficienti calzature sportive. Durante l’escursione pranzo al sacco (in autonomia).
Al 28, pronti a indagare lo scempio. Qui a seguire anticipiamo un po’ della storia – delle storie – che sentiremo risuonare lungo il cammino.