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22 Mag2015

Scarica, stampa e diffondi per rifugi e bivacchi il Manifesto di Alpinismo Molotov

22 Maggio 2015. Written by Redazione_am. Posted in In cammino

Dato che Alpinismo Molotov è narrazione e storie, ma anche sentieri e montagne, abbiamo realizzato un pieghevole con una piccola presentazione e il nostro manifesto.

Un foglio A4 da stampare fronte e retro da poter lasciare in giro, nei rifugi e nei bivacchi, un messaggio nella bottiglia in versione alpina che forse ci permetterà di incontrare altri compagni di scarpinate.

Lo potete scaricare cliccando sull’immagine, in formato PDF in bianco e nero, in modo che chi si riconosce nel pentalogo dell’Alpinismo Molotov possa poi fare altrettanto.

Manifesto Alpinismo Molotov

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30 Apr2015

Učka/Monte Maggiore 1 marzo 2015.
Un saggio di alpinismo antifascista

30 Aprile 2015. Written by Redazione_am. Posted in Récit

foto ucka (24)

Pubblichiamo oggi, in occasione del 71° anniversario del massacro di Lipa, il récit d’ascension antifascista che la sezione orientale di Alpinismo Molotov ha compiuto sull’Učka o Monte Maggiore, Istria / Croazia, il 1° marzo 2015. Un primo dispaccio di quell’impresa uscì su Giap il giorno stesso. Questa relazione è insieme complementare e integrativa, una non esclude l’altra. Ciò che si è privilegiato in queste righe è la riproduzione del passo oratorio e delle storie da esso evocate, più che la “scalata” vera e propria.

I nostri bastardi senza gloria sull’Ucka: Barbara, MisterLoFi, Rikutrulla, Alessandro, Tuco, Scalva, Federico, Vigj e Ciopsa. Special guest nel récit, Beppe Vergara. Con un cameo di Piero Purini.

Buona defascitizzazione.

Prima parte: guerriglia (culturale).

Due gran montagne dividono l’Italia dai barbari, l’una dimandata monte Caldera, l’altra monte Maggiore nominata.

Così diceva Leandro Alberti (1479-1552) o almeno così sostenne Mazzini nel 1866 rivendicando all’Italia l’Istria, la “Carsia” e le Alpi Giulie. Curioso è che nella regione attorno al monte Maggiore-Učka – la fantasiosa Venezia Giulia – nel 1927 abitassero diverse persone di cognome “Alberti”, peccato che fino a qualche anno prima però si chiamassero Abracht, Albrecht, Avber, Albert. Il Maggiore fu lo spartiacque rivendicato anche da Salvemini nel 1916, uno non proprio in odore di fascismo. Sembrava che il “patriottismo” italiano, anche quello più a sinistra, non riuscisse a prescindere dal dominio della vetta più alta dell’Istria. Eppure questo rilievo, punto d’incontro della catena dei Vena e dei Caldiera, non fu storicamente territorio d’italiani, piuttosto pascolo per i pastori cicci, popolo di lontana ascendenza valacca, più o meno slavizzato (per assimilazione “naturale” lungo i secoli, ndr), deriso dagli abitanti della costa per la sua arretratezza o forse solo per la deliberata assenza di dimestichezza con la civiltà marinara: “cicio no xè per barca” è il detto che li stigmatizzava, ripetuto ancora oggi ogni qualvolta un individuo dimostri scarsa propensione per una qualsivoglia arte.

In azzurro il Monte Maggiore nei confini successivi al Trattato di Roma del 1924

Il Monte Maggiore nel 1924

Salvemini era convinto che un confine posto su questo spartiacque avrebbe contribuito alla fratellanza delle genti italiche e slave, un errore madornale di geografia che sarebbe risultato fatale per i popoli di questa penisola, qualunque lingua parlassero. L’Amministrazione militare italiana dopo il 1919 e quella fascista infatti infersero una ferita purulenta a queste terre, legando il tricolore italiano a sopraffazione, violenza e morte, specie quando l’Italia invase la Jugoslavia nel ’41 avviando una politica di deportazione di interi villaggi croati e sloveni, anche istriani – tecnicamente cittadini italiani – in campi di concentramento come Rab/Arbe, Molat/Melada, Gonars e tanti altri. Campi di morte assurdi: a Molat – ci ricorda Tuco – si fucilavano i prigionieri come rappresaglia per i pali di telegrafo abbattuti dai partigiani.

l'Učka/Maggiore dal centro dell'Istria (Monte Semi)

L’Učka/Maggiore dall’Istria centrale (Monte Semi)

Da qui lo sdegno che ci assalì quando lo stesso Tuco ci riportò la notizia di una sortita delle Muvre, il gruppo escursionistico dei neofascisti di Casaclown, sul monte Maggiore in occasione del giorno del Ricordo del 2014, a sventolare tricolori e rivendicare l’italianità sulla sponda orientale dell’Adriatico, proclami sinistri proprio per il loro portato storico su questa vetta. S’imponeva una contro-sortita a disinfettare il monte ma non era solo questo, noi si voleva salire sull’Učka o Maggiore per dire che i fasci lì proprio non c’entrano un cazzo e non ci azzeccano proprio con l’andare in montagna tout-court. Cicio no xè per barca? Può essere, ma di sicuro Fascio no xè per monte. Ce lo ricorda anche il grande alpinista Ettore Castiglioni:

Il vero alpinista non può essere fascista, perché le due manifestazioni sono antitetiche nella loro profonda essenza.

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21 Apr2015

Correre in montagna. Sì, ma… è molotov?

21 Aprile 2015. Written by Redazione_am. Posted in In cammino

A passo d'uomo

Roberto Gastaldo: Nel récit del Musinè – ma anche in alcuni tweet con hastag #alpinismoMolotov – ho trovato prese di posizione piuttosto dure sulla corsa in montagna. Ora, è vero che – secondo il manifesto del collettivo – “L’Alpinismo Molotov NON è sport” e “il suo passo è il passo oratorio”, quindi l’Alpinismo Molotov non c’entra nulla con la corsa in montagna. Ciò, però, non implica un’aperta contrarietà: in un prato si può leggere, giocare a calcio e fare un sacco di altre cose senza che tra queste ci sia contraddizione. Sarà che ho sempre praticato corsa in montagna (e se ne avessi modo e tempo lo farei ancora) ma io non esprimerei mai stroncature del genere: per chi non è atleta, la corsa è spesso un percorso di conoscenza di se stessi, più che agonismo. E poi bisogna tenere conto che non di rado – almeno dalle mie parti – persino le gare di corsa in montagna hanno espliciti “riferimenti Molotov”: nella sola val di Susa ci sono due gare a ricordo di battaglie partigiane.

Wu Ming 1: Io, tra l’altro, ho una cara amica che fa corsa in montagna e apprezza tantissimo gli scritti di Alpinismo Molotov!

VecioBaeordo: Concordo con il non sequitur: il fatto che l’Alpinismo Molotov non c’entri nulla con la corsa in montagna non implica la sua contrarietà. E se ho colto il riferimento alle due gare “partigiane”, una delle due dovrebbe essere quella di Balmafol (dico bene?). Aggiungo che il Musinè è da sempre il posto dove i möntagnin torinesi vanno ad allenarsi quando non hanno molto tempo o quando non si può andare altrove: si esce da lavoro, si raggiunge Caselette, si sale e si scende in meno di due ore (quando l’allenamento c’è) e si torna a casa per cena; non sarà il classico “andare in montagna”, non sarà certo “alpinismo”, non ci vedo nulla di Molotov, ma poi quando queste cose si fanno il fiato c’è.

Roberto Gastaldo: La prima è proprio quella di Balmafol, l’altra è il Challenge Stellina, che fino a dieci anni fa era – esclusi i mondiali – la più importante gara di corsa in montagna. Per gli standard economici dellla corsa in montagna uno sponsor come Bolaffi può fare la differenza.

Filo: A me fa tanto piacere che la gente corra in montagna e non mi dà nessun disturbo (mentre per i quad-disti e i motocross-isti invoco cura Robespierre): sono contrario per me. Correrò in montagna il giorno che qualcosa di molto brutto mi inseguirà.

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09 Apr2015

#AlpinismoMolotov Against Éliski

9 Aprile 2015. Written by Redazione_am. Posted in Staffette

Il fenomeno dell’éliski sulle Alpi è diffuso solo in Italia (tranne che nelle provincie di Trento e Bolzano) e in Svizzera. L’Alpinismo Molotov è in completa antitesi con questa pratica, come si è potuto vedere da alcune notizie che abbiamo riproposto sul nostro tumblog. Qui riportiamo le nostre motivazioni del “perché no”.

È un’attività che porta benefici a pochissimi e reca disturbo a molti. Il trasporto in alta quota di pochi sciatori costringe intere valli a subire per molte ore il rumore degli elicotteri.

Gli animali selvatici, spaventati dall’apparizione dei velivoli a motore, si danno alla fuga. Impauriti, percorrono grandi distanze con un elevato e inutile dispendio di energie (fino a dieci volte rispetto a quando camminano) che può essere fatale – soprattutto in inverno (periodo di maggiore scarsità di cibo), durante il quale gli animali sono costretti a migrazioni giornaliere.

Il rumore spaventa e crea disturbo non solo agli abitanti ma anche a chi affronta silenziosamente i pendii con le pelli o le ciaspole.

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03 Apr2015

Picnic on Mount Musinè.
Seconda parte

3 Aprile 2015. Written by Redazione_am. Posted in Récit

Alpinismo molotov

L: Siamo in vetta, su un pianoro panoramico devastato esteticamente da un obelisco di 15 metri a forma di croce. Ho bisogno di qualche minuto per recuperare la respirazione, prima di apprezzare il luogo e il momento. Faccio la conoscenza con un altro giapster e assieme a Mariano ufficializziamo l’esperienza di alpinismo molotov autografando il libro di vetta, la cui pagina viene immediatamente twittata a testimonianza dell’impresa. Questo esorcismo ci consente di affrancarci simbolicamente dallo scomodo e indesiderato expopatrocinio citato pocanzi. Nel frattempo, la vetta si popola di mentalisti e di escursionisti. I mentalisti fanno parte del gruppo, a nostra insaputa. Nel tempo che trascorriamo in vetta esibiscono la loro perizia di magnetismo escursionistico, in una contaminazione che è ormai refrattaria a qualunque tentativo di classificazione. Per quanto riguarda gli escursionisti “altri”, spicca un bimbo biondo imbragato sulla schiena di un giovane papà, che ci umilia lamentando il tempo di salita eccessivo, 90 minuti (noi, zavorrati di spiritualità, ci abbiamo impiegato due ore abbondanti…).

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01 Apr2015

Fantasmi sulle montagne.
Wu Ming 1 per Internazionale

1 Aprile 2015. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

Giuseppe ScalariniSul sito di Internazionale a partire da martedì 13 marzo, con cadenza settimanale, è stato pubblicato un racconto-inchiesta in tre puntate scritto da Wu Ming 1 dal titolo Cent’anni a nord est, che ha come oggetto il «come si vive, celebra o non celebra il ricordo della prima guerra mondiale nel Nordest d’Italia».

La terza e ultima parte del reportage s’intitola Fantasmi sulle montagne e intreccia alcune riflessioni e letture che attraversano anche l’approccio di Alpinismo Molotov alla montagna: il rapporto tra le montagne e la loro narrazione, il recupero di storie dimenticate che sanno offrire una rappresentazione più complessa e ricca del ruolo delle montagne nella narrazione nazionale/nazionalista ancora oggi egemone;  libri come  Le montagne della patria di Marco Armiero – di cui è in programma la prossima pubblicazione di una recensione sul nostro blog – e Tristi montagne di Christian Arnoldi sono fra i volumi che hanno animato la discussione di quello che sarebbe poi diventato il gruppo che ha dato vita ad Alpinismo Molotov.

Per questa ragione vi invitiamo a leggere Fantasmi sulle montagne (e le precedenti puntate del racconto-inchiesta Cent’anni a nordest).

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