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30 Nov2015

L’Aria Sottile dell’Everest. Sul libro di Jon Krakauer

30 Novembre 2015. Written by Redazione_am. Posted in Libri

di Roberto Gastaldo

 

Aria Sottile Jon KrakauerHo deciso di leggere Aria sottile dopo aver visto il film Everest ed essermi trovato perfettamente d’accordo con la recensione pubblicata qualche settimana fa su Alpinismo Molotov. Mi è venuta voglia di leggerlo perché si intuiva che, affogati nella lattiginosità hollywoodiana, c’erano pezzi di sostanza totalmente diversa, ben più consistenti ed interessanti; ho messo alla prova l’intuizione e ne sono contento, perché  Aria sottile è uno splendido racconto, con tanti punti di forza e pochi punti deboli. Qui di seguito proverò a descrivervi gli uni e gli altri, cercando di rovinare il meno possibile la lettura, anche se è impossibile evitare del tutto gli spoiler.

Aria sottile, così come Everest, racconta la spedizione che portò all’evento conosciuto come “disastro dell’Everest”, spedizione di cui Krakauer faceva parte. Va evidenziato che il libro nasce come estensione di un già ampio reportage pubblicato sulla rivista Outside commissionato prima degli eventi e che era la ragione stessa della presenza dell’autore sul posto.

Il primo punto di forza del romanzo è che, al contrario del film, appare scritto con la volontà di spiegare la dinamica dei fatti. Nel film in tutta la giornata cardine della vicenda ci sono solo tre luoghi riconoscibili: il campo 4, la vetta e l’Hillary Step. In ogni occasione in cui i protagonisti si trovano in un punto diverso risulta difficilissimo capire dove siano e spesso anche identificarli nei vortici di neve non è agevole, mentre nel libro la trama scorre molto più comprensibile, per quanto possibile data la situazione caotica e la difficoltà dei testimoni a ricordare lucidamente quegli eventi. Come racconta l’autore:

Durante la fase di documentazione chiesi ad altre tre persone di raccontare un incidente a cui avevamo assistito tutti e quattro in cima alla montagna, e non riuscimmo a raggiungere un accordo neppure su fatti essenziali come l’ora, le parole che erano state pronunciate, o addirittura l’identità dei presenti.

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12 Nov2015

Avventurosa/mente fino alla costituzione dell’APE Roma

12 Novembre 2015. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

di Giuseppe Cusimano (APE Roma)

 

È bello perdersi e poi ritrovarsi.

Forse questa è la frase più rappresentativa dell’inizio della storia di Avventurosa/Mente, una storia che passo dopo passo ci ha portato fino alla costituzione della prima sezione di Roma dell’Associazione Proletari Escursionisti. Alpinismo Molotov ci ha chiesto di descrivere questo itinerario, lo facciamo non con una scheda tecnica ma con una scheda emozionale: il cuore e la testa, nel tracciare questo sentiero, hanno fatto tanto quanto le gambe.

Il logo dell'APE Roma, clicca sull'immagine per visitare il sito – in "versione beta" – della prima sezione apeina romana.

Il logo dell’APE Roma, clicca sull’immagine per visitare il sito – in “versione beta” – della prima sezione apeina romana.

Luglio 2013, una sera a Casetta Rossa

Tiepidamente l’ultimo ponentino romano entrava tra i lotti della Garbatella e giungeva a noi caldo e fruttato. Ci ritroviamo tra i tavoli della nostra Casetta in tre, componenti del collettivo; inizio a raccontare delle mie ultime scarpinate sui monti del Lazio in compagnia di Alpinismo Orizzontale, storico  gruppo che da più di venti anni organizza giornate da trascorrere tra sentieri, mulattiere e vette.

Propongo di organizzare un’uscita come Casetta Rossa, l’entusiasmo è tanto ma anche il bisogno di ragionarci su e pensare bene a come organizzare, nessuno di noi lo aveva mai fatto per cose del genere, in montagna poi… per giunta l’idea venne a me che sono nato e cresciuto a Palermo, quindi la discussione terminò in un «Daje Pè, proviamo».

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30 Ott2015

Lo zaino dello storico ambientale: Le montagne della patria di Marco Armiero

30 Ottobre 2015. Written by Redazione_am. Posted in Libri

di Filo Sottile e Mr Mill

 

Le montagne della patria.«Non portare via un sasso dalla Toscana, altrimenti la Toscana muore»: è l’allarme affranto e paradossale di Maurizio Crozza, fra le tracce di Cicciput [1]. «Chi viene in Toscana  – dice invece Marco Armiero nella premessa a Le montagne della patria. Natura e nazione nella storia d’Italia (Einaudi, 2013) – si aspetta di vedere oliveti e filari di viti con un campanile sullo sfondo, uno scenario naturale dove la quota di ciò che è antropico è in ogni caso molto alta».

Presenze complementari – il sasso e il frantoio, i colli e i vigneti – sono elementi che con pari importanza contribuiscono a definire quel dato paesaggio.

La Toscana è un pretesto. Ogni luogo, in quest’ottica, diventa un’intersezione di tensioni ecologiche, culturali, politiche, geologiche. Nessun luogo frequentato dall’uomo è naturale, così come non esistono questioni umane del tutto esenti dal dato ambientale.

C’è un altro aspetto:

«Capire la natura nelle nostre teste è altrettanto importante che capire la natura intorno a noi, perché l’una modella e filtra senza posa il modo in cui percepiamo l’altra».[2]

La natura può essere compresa solamente tenendo conto del rapporto di forte interdipendenza fra questa e la cultura di chi la racconta, che varia sia temporalmente che spazialmente.

L’Italia è un paese accidentato: percorsa in longitudine dagli Appennini, coronata dall’arco alpino, frazionata da valli, massicci e guglie. Non si può prescindere da questi elementi fisici per parlarne. La montagna è parte costitutiva dell’idea stessa di Italia. Per quanto le montagne siano lì, imponenti nella loro mole, apparentemente immutabili ai nostri occhi, il solo osservarle già implica una continua risignificazione.

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19 Ott2015

Hollywood alla montagna: riflessioni intorno all’Everest

19 Ottobre 2015. Written by Redazione_am. Posted in Film

di Martina Gianfranceschi

“Lo sapevo, caxxo, che avrei buttato 7 euri”. Mentre uscivo dal cinema questa frase mi girava in testa come il peggior ritornello da tormentone estivo. Ma d’altra parte andavano gli amici e ho fatto uno sforzo di elasticità mentale entrando al cinema con le migliori intenzioni e tanta buona fede (chiaramente mal riposta).

Prima di dire quanto non mi sia piaciuto Everest di Baltasar Kormákur devo fare una premessa: non ho ancora letto i libri a cui è ispirato, pur conoscendo la storia, e ho quindi visto il film solo come un film di montagna, senza poter ovviamente fare confronti. I già menzionati amici mi hanno detto che la storia è abbastanza fedele ad Aria Sottile di Jon Krakauer ed include in parte Everest 1996, in cui la guida russa Anatoli Boukreev si difende dalle accuse di aver lasciato indietro i compagni.

E qui arriviamo alla prima pecca di questo kolossal che è costato circa 65 milioni di dollari (65 fottuti milioni!): a detta di tutti, i libri, soprattutto Aria Sottile, sono potenti. Il film no. I personaggi non sono affatto approfonditi, c’è troppa gente e per chi non ha letto il libro è quasi impossibile starci dietro: ogni tanto salta fuori uno e tu rimani lì a chiederti chi cazzo sia. L’impressione poi è che un po’ di attori famosi siano stati sbattuti dentro come “acchiappafolle”: c’era davvero bisogno di prendere Keira Knightley e Robin Wright per fare 20 minuti complessivi di recitazione nella parte delle mogli che stanno a casa?

E nel caso non fosse sufficientemente chiaro quel che voglio dire:

Ora, seriamente, perché?

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06 Ott2015

Più molotov di così: no spit, no fix, no fex, no fasc.
Monte Baffelàn, Piccole Dolomiti

6 Ottobre 2015. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

Ciò che non ho detto sulla Via Dei Montecchiani Ribelli
e su Toni Giuriolo, Luigi Meneghello, Gino Soldà, Giacomo Albiero, Luisa Muraro.

di Alberto Peruffo (guest blogger).

 

Ho conosciuto Toni Giuriolo a Campogrosso, molti anni fa, entrando al Rifugio dell’Alpe dove si fermano tutti gli scalatori e gli amanti delle montagne che salgono dalla pianura. Avevo circa vent’anni.

Il Libro di Via sulla Parete Nord del Baffelàn, luglio 2015.

Il Libro di Via sulla Parete Nord del Baffelàn, luglio 2015.

Senza prendermi sul serio, consideravo e considero lo “scalare montagne” la forma migliore, o perlomeno la più anti-accademica, di ribellione contro la linea orizzontale del nostro essere, la sedentarietà della nostra volontà, l’entropia che tutto chiama e che trasforma la vita, ogni vita, in un “classico” divenire. Casalingo. Poltronesco. Affamato di divani e di poltrone. Un necessario antidoto alle scuole, alle dottrine, alle fabbriche, agli stadi, agli schermi piatti, a tutte le istituzioni che vorrebbero chiudere dentro a specifiche stanze l’originaria libertà di ogni ricerca ed elargire impieghi, cattedre, premi, confezioni a destra e a manca per alimentare quel regime di stantio che tutti noi, nostro malgrado, annusiamo: il logorroico annuncio “istituzionale” del nostro finire. Se dentro a quelle stanze non si apre una porta per uscire fuori e alzare lo sguardo, siamo fottuti. Si muore seduti. Piegati. Piagati. Pagati.

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01 Ott2015

Picchi di frequenza on the air

1 Ottobre 2015. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

Alberto “Abo” di Monte, membro sia di Alpinismo Molotov che di Ape Milano, nelle settimane scorse ha inaugurato la conduzione di Picchi di frequenza, una trasmissione radiofonica settimanale su Radio Onda d’Urto in cui parla di montagna.

Segnaliamo l’audio delle prime puntate, per i prossimi appuntamenti radiofonici con Picchi di frequenza sintonizzatevi su Radio Onda d’Urto – o ascoltate in streaming –  ogni venerdì alle ore 20,00 e fatevi trasportare «tra vette e declivi, storia e resistenza, roccia e ghiaccio».

In bocca al lupo a lui e buon ascolto a noi.

 

Picchi di frequenza

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