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31 Lug2018

Cercando libertà tra faglia e faglia: il récit collettivo di Diverso il suo rilievo 2018

31 Luglio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Diverso il suo rilievo, Récit

Filo: Siamo corpo. Il mondo ci si rivela attraverso i sensi. Passiamo una mano su un sasso e percepiamo diversità di rilievo nell’ordine del decimo di millimetro; ci sediamo sul prato e riceviamo immediatamente informazioni su temperatura, umidità, conformazione del suolo, qualità e quantità del rivestimento vegetale. Se poggiamo le chiappe su un cardo il mondo ci parla a tu per tu, anche senza essere botanici; stesso discorso quando le narici vengono stordite dalla ginestra.

Non abbiamo l’olfatto del cane, la vista del falco, l’udito del gatto, ma i nostri sensi sono strumenti piuttosto precisi, e contribuiscono in maniera determinante alla costruzione della nostra realtà, anche quando si fanno ingannare. Desideri, fantasie, proiezioni ed emozioni colorano, danno forma, mutano in continuazione i nostri corpi. Ci ingobbiscono, ci prostrano, ci fanno camminare a un metro da terra, andare a testa alta.

È sui nostri corpi che il tempo prende appunti, li cosparge di cicatrici, fratture, segni, righe, rughe, pieghe, nei. I nostri corpi occupano spazio e sono misura dei nostri percorsi. L’unicità di ogni individuo è scritta, si manifesta nella sua corporeità.

È nelle occasioni in cui si torna a questi dati minimi di concretezza, credo, che i ragionamenti, i discorsi, le azioni acquisiscono un senso. Ma il mondo in cui viviamo, il tempo spietato del tardo capitalismo, ci aliena dai nostri corpi e li ostacola: tende fili taglienti, linee, muri, confini. Confini che ci vengono spacciati come naturali. I passaggi si fanno angusti: o si accetta di pietrificarsi in pose da contorsionista, robe mai viste nemmeno nella più rocambolesca partita a Twister, o ci si ferisce su quei fili, su quei confini. Molti perdono tout court la vita.

Simone: L’avvicinamento a Diverso il suo rilievo 2018 è stato per noi “locali” molto lungo, ricordo ancora con un misto di gioia e ansia l’annuncio dello scorso anno proveniente dal Vis Rabbia: “Ehi, abbiamo deliberato in maniera plebiscitaria che la seconda festa di Alpinismo Molotov si terrà sui Sibillini”.

Nel luglio del 2017 eravamo in piena fase preparatoria del Terre in Moto Festival a Fiastra, il cratere era ancora un cratere, immaginare Diverso il suo rilievo era la cosa più meravigliosamente folle che potevamo aspettarci. Gli ultimi mesi di preparazione, l’individuazione della location e la preparazione logistica, sono stati preceduti dalla sparatoria fascista a Macerata, dalla seguente straordinaria manifestazione del 10 febbraio e da tutto ciò che a cascata ne è seguito. Il cratere inoltre è ancora un cratere, in cui nel frattempo è ricresciuta l’erba sopra le macerie (metaforicamente ma non solo). La stessa festa si è tenuta in concomitanza con l’insediamento del nuovo governo e Diverso il suo rilievo è stata una tre giorni in cui si è respirato molto, una lunga boccata d’ossigeno prima di immergersi in quello che sarebbe venuto di lì a poco e di cui tutti eravamo purtroppo consapevoli.

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24 Gen2018

Il rumore dei passi sulla neve. Récit dalla marcia di “Briser les frontières” per la libertà di circolazione

24 Gennaio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Récit

Filo: A Cesana c’è un blindato fermo sulla strada e un po’ di carabinieri intorno che si sbracciano. «Eccallà, dice Bea, mo ci fermano».
Invece no, il mezzo è in avaria e gli uomini in divisa ammazzano il tempo improvvisando una coreografica quanto inutile orchestrazione del traffico. Peccato ragazzi, non ci vedremo su.

RobertoG: Siamo in cinque in macchina, in viaggio in direzione Claviere. Subito dopo Cesana vediamo un carabiniere sventolare la paletta, pensiamo ad un posto di blocco di disturbo come quelli che vengono abitualmente predisposti per le manfestazioni No Tav, invece stavolta ai carabinieri si è solo rotto il camioncino, che è rimasto bloccato su un viadotto in curva, e i suoi passeggeri in divisa con qualche difficoltà cercano di gestire un senso unico alternato. Noi non lo sappiamo ancora, ma la scena delle forze di polizia che si mettono in mezzo a creare un piccolo disturbo si ripeterà molte volte nel corso della giornata, con fermate temporanee o piccole deviazioni imposte, ma da qui in poi non sarà frutto di  un caso, negli altri schieramenti della giornata sarà evidente il desiderio della polizia italiana e della gendarmerie francese di mettere in chiaro il loro punto di vista, ovvero che il confine invalicabile non è quello tra Italia e Francia, ma quello tra ciò che loro scelgono di consentirci o di vietarci.

Filo: Arriviamo, parcheggiamo. Mi sgranchisco le gambe e comincia il mulinello dei saluti. Un compagno di Torino mi racconta di una discussione appena avuta con un DIGOS, pare gli abbia detto che ci imporrano una deviazione. Cominciamo bene.

Perché il concetto è quello. L’Europa è unita e non ha frontiere, apparentemente. Infatti, qui a Claviere c’è pieno di auto con targa francese e sento gente che parla francese e poi inglese e tedesco, e quando saremo di là, a Monginevro, vedrò auto con targa italiana e sentirò sciatori parlare italiano, in realtà è tutto un via vai di gente che passa di qua e di là. Però se organizzi un manifestazione per il libero transito nei territori qualche limitazione già la trovi. Se poi sei nero, senza documenti o con una documentazione insufficiente o di una paese che non ha un accordo con la nazione in cui ti trovi, arrivano i flic, ti acchiappano e ti rispediscono indietro a calci nel culo.

Dico i flic perché qui al confine Nord Ovest il transito – il tentativo di transito – è tutto dall’Italia alla Francia e le nostre forze dell’ordine paiono metterci meno zelo e meno passione dei colleghi d’oltralpe.

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30 Ott2017

Caporetto 1917/2017 – Bentornati fantasmi della Diserzione

30 Ottobre 2017. Written by Redazione_am. Posted in Récit

Le Alpi orientali da oltre un secolo sono al centro dell’ideologia nazionalista italiana, un luogo mitologico che la gente conosce solo attraverso i nomi delle vie nelle città e la vulgata che viene insegnata nelle scuole: le terre irredente, la presa di Gorizia, la disfatta di Caporetto, la resurrezione di Vittorio Veneto, cent’anni di retorica sul nordest. Noi che viviamo su questo confine conosciamo benissimo quanto sia tossica questa vulgata, e quanto sia altrettanto tossica la vulgata contrapposta, quella degli austronostalgici. Una vulgata che porta ad esempio alla celebrazione di un personaggio come Rommel, giovane ufficiale nella prima guerra mondiale sul fronte dell’Isonzo, e grande deportatore di civili e militari italiani, sloveni e croati 25 anni dopo, nel settembre ’43.

Ieri, 29 ottobre 2017, nella settimana del centesimo anniversario della battaglia di Caporetto, Alpinismo Molotov e Nicoletta Bourbaki sono saliti sul monte Matajur per ricordare e ribadire che a Kobarid/Caporetto nel 1917, come a Vittorio Veneto nel 1918, ciò che avvenne fu diserzione di massa: l’unica risposta sensata e umana all’immondo scempio di vite e corpi che i nazionalisti chiamano patria e onore.

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02 Ott2017

Dall’abisso alla vetta: come Alpinismo Molotov incontrò Nicoletta Bourbaki al Bus de la Lum

2 Ottobre 2017. Written by Redazione_am. Posted in Récit

Lord Running Flam: Percorriamo la strada per il Bus de la Lum, incassata tra un campo da golf e un pascolo: due prati tosati, l’uno da umane macchine l’altro da bovine fauci. Ma la differenza che più salta all’occhio è quella tra gli steccati: quello del campo da golf è una normale simbolica staccionata che arriva più o meno all’anca – giusto per far capire ai civili che quella è area riservata – quello del pascolo invece è assurdamente alto, come se le mucche qui saltassero alla Fosbury. Il filo è elettrificato, o meglio, i fili: sono cinque, paralleli, mettici il lampione in cima e le torrette ed è subito Auschwitz-Birkenau. Basta però alzare lo sguardo verso nord ed intravedere le rupi prealpine dell’Alpago che occhieggiano tra le nuvole e la foschia per spazzare via ogni paragone con la desolante piana pre-carpatica, ma la visione del lager accanto al campo da golf mi rimane per il suo potere allegorico. Penso ad altri steccati, altre frontiere non molto lontane, dietro alle quali si ammassano persone ridotte a bestiame mentre proprio accanto pochi benestanti si sollazzano sfacciatamente nel lusso. In mezzo una cospicua fetta di popolazione esclusa dall’élite ma cionondimeno intenta a difendere la frontiera, magari sbraitando contro il governo per un aumento del voltaggio della corrente nei fili. Non posso non ricollegare l’assurdità di questo stato di cose alla buca più grande presso la quale ci stiamo recando, dove è nato un culto – diventato poi religione di stato – per il quale i carnefici diventano vittime: è la chiave di volta di tutti i paradossi degli ultimi tempi, ultimo in ordine di apparizione gli aiuti umanitari ai migranti trasformati in atti criminali da decreti governativi e mass media.
Le spore allucinogene del Cansiglio stanno facendo effetto anche su di me? Beh, le allucinazioni non è che siano maligne a prescindere, possono essere anche ricreative, addirittura rivelatorie, maieutiche. E poi certo, ci sono quelle tossiche, i bad trip, e l’unica cosa peggiore dei bad trip è uno che cerchi di coinvolgere gli altri nel proprio bad trip, tutti gli altri. E da queste parti ci hanno dato dentro, chi l’avrebbe mai detto che un ambiente così bucolico e rilassante celi simili intossicazioni psichedeliche?

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26 Set2017

Alta Felicità 2017: una «camminata-racconto» lunga quattro giorni

26 Settembre 2017. Written by Redazione_am. Posted in Récit

Filo: È lunedì e mezzogiorno è passato. Il furgone è già stipato delle vettovaglie e delle attrezzature di Fornelli in lotta, m’è rimasto giusto un angolino per infilarci la tenda e infatti sono qui a smontarla.
I volontari del festival smembrano gazebo, fanno pulizia, chiacchierano, ridono.
Scambio due chiacchiere con un compagno della valle che perlustra l’area campeggio alla ricerca di immondizia. Sono rimaste poche tende ormai, sparpagliate. C’è quell’aria irreale di certe domeniche mattina d’agosto in città. Gli ultimi ospiti ancora in circolazione sembrano camminare su cuscinetti d’aria. Silenziosi, ma presenti, ben evidenti, come pesche mature su un albero. E io pure mi sento così, sospeso.
Finché non si leva il grido: «Pierooo! Pierooo!»
Ed è lì che sento il click nella testa.
Sara, Miriam ed io siamo arrivati sabato e da allora sentiamo echeggiare, «Pierooo!», questo richiamo. Rimbalza da una parte all’altra dell’area campeggio, di giorno, di notte, in coro (maschile, femminile, misto) o da solista.
Tre giorni e due notti, ho avuto il tempo di fantasticarci su.
Ora, impegnato nel gioco di smontare la tenda senza mai uscire dall’ombra del frassino, nella testa si è fatto un click.
Ieri pomeriggio mentre i Bhutan Clan accompagnavano Wu Ming 1, alle prese con la lettura di cinque brani da un Un viaggio che non promettiamo breve, non ci avevo fatto caso. Ora – click – mi viene in mente il pezzo su Giacu, il folletto che si aggira fra i castagni della Clarea, il compagno che ha l’abitudine di perdersi nei boschi.

Il «Giacuuu!» ululato da Roberto con il suo accento della bassa, il «Giacuuu!» che più volte mi è capitato di sentire durante certe passeggiate qui nei dintorni e questo «Pierooo!» si fanno un tutt’uno. Giacu e Piero probabilmente sono nati nello stesso modo.

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01 Set2017

Nicoletta Molotov & Alpinismo Bourbaki: crossover antifascista sull’altopiano del Cansiglio

1 Settembre 2017. Written by Redazione_am. Posted in Récit

[Comici] rivelò molti abissi inesplorati e raggiunse il record di profondità del tempo, toccando il fondo di una grotta di 500 metri nell’altopiano del Cansiglio, il Bus de la Lum. Uscito dalla caverna, salí sulla vicina vetta del Cimon del Cavallo e da quel giorno, all’oscurità degli abissi preferí la luce delle altezze. Quella facile vetta – storicamente importante perché la prima cima delle Dolomiti raggiunta dall’uomo, fin dal 1726 – fu la soglia da dove Comici partí per iniziare e finire sulla montagna la vita…

Così Severino Casara mitizzava l’ingresso di Emilio Comici, primo sestogradista italiano, nel mondo dell’alpinismo. Peccato che in quella ricostruzione non ci fosse un dettaglio uno che quadrasse, a partire dei metri di profondità del Bus de la Lum che a dispetto di quanto professava il memorialista sono in realtà solo -185, e all’epoca non costituivano affatto un record. Ma non solo, anche la distanza tra il Bus e l’attacco del più vicino sentiero per la vetta del Cimon del Cavallo (oggi meglio noto come Cima Manera) – ben 14 km di strada – rendeva alquanto improbabile un’improvvisa sortita alpinistica da parte di uno speleologo che avesse appena disceso e risalito un abisso inesplorato profondo quasi duecento metri, perlomeno negli anni ’20. Di più, il monte Cavallo non rientra nemmeno nelle Dolomiti, né geologicamente né geograficamente. Infine, pare che Comici andasse per monti già da tempo, affiancando – almeno per i primi tempi – l’attività da grottista a quella di alpinista.

Insomma, quella di Casara era una classica cazzata al cubo, un tipo di articolo che in realtà pare abbondi lì in Cansiglio: per la precisione, dal Bus de la Lum emergono ogni anno cazzate al metro cubo.

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