La storia di L
Vivo da 5 anni in un bosco in Val Sangone, nel Comune di Giaveno, in una valle poco abitata tra la Val Chisone e la Val di Susa, in provincia di Torino. In questi giorni di isolamento vengo ripagata potendo uscire, dalla baita in cui vivo, a piedi ed evadere nei boschi in cerca di nuovi sentieri. Per l’evasione antifascista invece sapevo dove volevo andare, due luoghi che ricordano giovani morti. Così il 23 aprile ho raggiunto Roc dou preve, un masso lungo una sterrata che porta alle ultime borgate prima del colle, zona molto vissuta dai partigiani, solo 3 anni fa, in un piccolo ricovero per animali, sono state trovate due casse di armi nascoste lì nel periodo della resistenza. A Roc duo preve vi è una targa che ricorda la morte nel 1945 di un bambino di 8 anni a causa di una mina. Quella fu una zona di rastrellamenti e di azioni molto pesanti anche per i civili. Ci sono andata a piedi dalla mia baita. Ho incontrato solo un residente di un’altra borgata che sostava sulla strada. La lapide è curata e ci sono dei fiori finti. Li ho sistemati, ho toccato quella roccia pensando alla crudeltà di minare zone boschive, ben sapendo che avrebbero portato morte a caso per lungo tempo.
Oggi invece, 25 aprile, sono stata sul versante della Val Sangone che guarda la val di Susa, quota 1000 mt, alle Prese di Fransa. Un altopiano molto bello, ai piedi del Col del Besso, una manciata di baite in pietra abbandonate, bosco di faggi e prati. Lì vi è una lapide in memoria di Tiziano Chiabai, partigiano di Udine, ucciso dai nazifascisti durante i pesanti rastrellamenti svolti in valle nel novembre del 1944. Aveva 18 anni.