Ci volevano chiuse e chiusi in casa, anche nella giornata della Festa della liberazione dal nazifascismo. L’invito era ai festeggiamenti “virtuali”, il massimo concesso – per chi poteva accedere a un balcone (un balcone! Come non associarlo, il 25 aprile, a quello di piazza Venezia a Roma, altare del verbo fascista durante il Ventennio?) – l’esposizione del tricolore, l’intonazione di Bella ciao.
Ma l’occasione ha fatto fremere i corpi e tremare le gambe, e tante sono le testimonianze che si registrano di piccoli gesti ribelli (come quelle che si possono leggere nei commenti a questo post su Giap, post che è a sua volta il resoconto di una resistente evasione, meta il dirupo di Sabbiuno), di persone – con le necessarie cautele – nelle strade a commemorare le donne e gli uomini che hanno fatto la resistenza. Tra le tante, meritorio di menzione è quanto organizzato “in basso” da donne e uomini liberi che con una staffetta – la staffetta della lupa verde – hanno portato a Monte Sole pensieri resistenti raccolti lungo il tragitto. Purtroppo, senza troppa sorpresa, si sono registrati anche casi di repressione poliziesca, come nel caso, il più grave, di Milano.
In questo post iniziamo a raccogliere le resistenti evasioni che abbiamo agito, i racconti che abbiamo ricevuto, consapevoli, ancor più dopo gli ultimi annunci sulla presunta “fase 2”, che gesti come questi dovremo produrne molti per riuscire a forzare un’apertura nelle gabbie in cui ci troviamo costrett*.
È stata, nonostante tutto, una giornata di festa per molte e molti. Prima di lasciarvi ai racconti, vogliamo mostrarvi quanto avvenuto a Trieste, nelle strade della città vecchia e rispettando il distanziamento fisico: un ballo collettivo e liberatorio, un rito laico propiziatorio per quando torneremo a occupare lo spazio pubblico.