Mariano Tomatis, si sa, fa parte della nostra crew, un wonder injector non poteva mancare nella nostra banda disparata. La sua lezione sull’attitudine smark – quella capacità di tenersi in equilibrio, sempre in bilico, tra Mente e Cuore, che produce l’incanto disincantato che permette di non sacrificare il piacere del meravigliarsi senza, al contempo, cadere vittime della credulità – sta a pieno titolo nel nostro scrigno dei tesori, ovvero la cassetta degli attrezzi con cui, su questo blog, cerchiamo di forzare gli immaginari legati alla montagna. E, ancora prima di forzarli, di visualizzarli da un punto di vista che li rivela in forme inconsuete, mostrando punti di cedimento o di tensione. A dirla tutta, senza questa preziosa lezione – che è presentata in L’arte di stupire, scritto a quattro mani con Ferdinando Buscema – nel 2014 saremmo saliti e ridiscesi dal Rocciamelone portando a casa qualcosa di diverso da quello che abbiamo raccontato nel nostro primo récit collectif d’ascension, No Picnic on Rocciamelone, che ha battuto la traccia alla nascita di questo blog. E la montagna simbolo della Valsusa è, appunto, un’altra protagonista del nostro, ancora breve, romanzo di formazione.
Le due facce del libro bifronte.
Una ventina di giorni fa Mariano ci ha presentato in un post un personaggio d’altri tempi, la nobildonna Matilde Dell’Oro Hermil. Lo ha fatto scrivendo di un libro ritrovato – Roc Maol e Mompantero – scritto da Hermil e pubblicato per la prima volta nel 1897, che mescola «senza alcun rigore metodologico – evidenze archeologiche e voci leggendarie, etimologie discutibili ed elementi della tradizione esoterica, cronache medievali e allusioni astrologiche, magnetismo e alchimia». L’attenzione del nostro wonder injector è stata immediatamente catturata dall’incontro con questo vecchio e strambo libro e, nel riferircene, Mariano si è immediatamente preoccupato di metterci in guardia dal fascino potenzialmente distruttivo che accompagna questa “mescolanza” prodotta da una personalità reazionaria come Hermil.
Nonostante il “lato oscuro”, la forza magnetica della narrazione di Hermil è risultata così forte che l’idea di rendere nuovamente disponibile Roc Maol e Mompantero a centovent’anni dalla sua prima pubblicazione è venuta da sé, con l’intenzione di valorizzarne l’eccedenza; ma un conto è predisporre gli strumenti per disattivare la sua carica tossica presentando autrice e libro nella cornice di Alpinismo Molotov, altra cosa è preoccuparsi che una volta di nuovo a spasso per il mondo la voce e le idee di Hermil non si offrissero al servizio delle più retrive tendenze oscurantiste che incombono sulla nostra società. E allora Mariano ha stretto un’alleanza con due compagni di escursioni, Filo Sottile e Davide Gastaldo, ché quando la prova è ardua e gli spettri che si vanno ad affrontare sono infingardi, la buona compagnia è elemento basilare per una buona riuscita del compito (auto)assegnato.
Di tutto questo Mariano racconta in un post pubblicato su Blog of Wonders, dal titolo Il “codice Da Vinci della Valsusa”. Il nostro invito è quello di leggerlo e scoprire come il terzetto abbia risolto il rompicapo di Roc Maol e Mompantero. In attesa di avere il libro “bifronte” tra le mani e davanti agli occhi.
Post scriptum: il fantasma di Matilde Dell’Oro Hermil da qualche tempo si è ridestato e scorrazza su Twitter, dato il personaggio meglio seguirla e tenerla sotto stretta sorveglianza.