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02 Mar2015

#AlpinismoMolotov
DefascistizzaRe il Monte Učka / Monte Maggiore

2 Marzo 2015. Written by Redazione_am. Posted in Récit

È stata riferita su Giap la sortita in stile alpinismo molotov di ieri – domenica 1 marzo – sulla vetta del Monte Učka / Monte Maggiore in Croazia. L’anno scorso un manipolo di neofascisti italiani ha inscenato sulla sua cima la solita pagliacciata di tetro revanscismo. Un gruppo di audaci ha deciso di portare su quel palco una diversa rappresentazione.

 

Alpinismo Molotov e ScaRamouche sul Monte Učka.

 

Per defascistizzare il Monte Učka si è palesata un’inedita alleanza tra i compagni di Alpinismo Molotov e Scaramouche: i primi hanno disinfettato la vetta lasciando sfogliare dal vento le pagine dei libri che si erano caricati negli zaini lungo la salita, mentre Scaramouche – indossata la maschera e brandendo lo Spirito di Marat – ha neutralizzato lo spettro del “porco fascista”. L’aria che si respira sul Monte Učka è tornata ora a essere respirabile.

Presto sul nostro blog un dettagliato resoconto della giornata.

 

La maschera del porco fascista abbandonata sul Monte Učka.

La maschera del porco fascista abbandonata sul Monte Učka.

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20 Feb2015

Sentieri proletari.
Lontano da città e fabbriche, cento anni su per montagne in cerca di libertà

20 Febbraio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Libri, Sorgenti

di Mr Mill

 

Il lavoro di Alberto Di Monte, confluito nella scrittura di Sentieri proletari. Storia dell’Associazione Proletari Escursionisti (Mursia, 2015), affonda le sue radici nel binomio ricordare/raccontare: combinazione inscindibile e necessaria per narrare un sodalizio i cui echi sono andati affievolendosi nel tempo, fino a renderla oggi poco meno che una storia perduta. Di Monte, per riuscire a saldare questo binomio, ha dovuto preliminarmente faticare non poco alla ricerca di tracce e testimonianze di questa esperienza associativa che, fin dalla sua nascita, si è caratterizzata per l’intransigenza nel perseguire i suoi obiettivi statutari, resi in sintesi nel motto «Sempre più in alto, per una nuova umanità».

Eppure l’Associazione Antialcoolica Escursionisti Proletari – poi solo APE – ebbe un ruolo importante nella definizione di una controcultura operaia militante in campo sportivo nell’epoca in cui, siamo nella seconda decade del Novecento, diveniva una priorità contrapporre alle istituzioni borghesi attive nell’organizzazione del tempo libero attraverso lo sport esperienze di gestione collettiva del tempo di libertà – per dirla marxianamente. Come scrive Di Monte, «lo sport poteva essere espressione di uno status elitario oppure strumento di emancipazione per qualificare il tempo libero degli operai e delle loro famiglie: due concezioni totalmente incompatibili» (p. 23). Sono gli anni in cui una radicata diffidenza verso le pratiche sportive da parte delle organizzazioni e dei partiti della sinistra viene messa in discussione, in cui inizia a trovare spazio su Avanti! e Avanguardia – due testate della stampa socialista – il dibattito sull’opportunità o meno d’avviare un proprio circuito di attività sportiva, anni in cui le pagine verdi di Sport e proletariato fanno concorrenza a quelle rosa della Gazzetta dello Sport. Nel nome dell’internazionalismo veniva rigettata la logica sciovinista della competizione sportiva che contrapponeva tra loro lavoratori chiamati a gareggiare sotto i rispettivi vessilli nazionali; non si trattava solamente di una ricollocazione di campo ideale ma anche materiale e d’ordine pratico: moderare i costi per la partecipazione alle attività sociali, in primis – per le associazioni alpinistiche ed escursionistiche – la quota associativa.

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11 Feb2015

Inquieto.
Un’altra canzone per #AlpinismoMolotov

11 Febbraio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Musica

di Filo Sottile

Forse ciò che mi fa amare enormemente la vita
è il contrasto delle sensazioni

Gian Piero Motti

 

1. In bilico, Inquieto

L’inno inufficiale di #AlpinismoMolotov | #Negazione, «Sempre in bilico» https://t.co/qwZkL3bv5i Su proposta di @fil0s0ttile. Accettata.

— Wu Ming Foundation (@Wu_Ming_Foundt) 2 Agosto 2014

Sempre in bilico dei Negazione è l’inno inufficiale di questa banda disparata che prova a praticare l’alpinismo molotov.

Sempre in bilico
sei sempre in bilico
tra l’odio e l’amore
tra gioia e la tristezza
tra un senso di potenza
e il vuoto del fallimento.

E poi ancora, nelle strofe successive: paure e sogni, sensazioni eccitanti e frustranti pudori e via così. Contrasti emozionali che si possono leggere anche nei récit d’ascension degli alpinisti laureati, e che fanno pensare che tenersi in equilibrio in cresta sia solo il corrispettivo fisico di un funambolismo interiore quasi più rischioso.
Fino a qualche tempo fa non avrei immaginato che una canzone intrisa di rabbia e asfalto e periferia, un’espressione tipica del punk torinese, potesse raccontare di imprese montane in senso lato, e in particolare di questo Alpinismo Molotov che muove i primi passi, tentennanti e avventurosi.
Tuttavia, fra le coppie di opposti fra i quali i Negazione tracciano la loro via ne manca una che a me sembra propria di questo progetto nascente. La coppia di opposti in questione è presente, sebbene non ostentata, in un’altra canzone. Una canzone che invece un’ascesa e una vetta sembra suggerirle in maniera più evidente.
Sto parlando di Inquieto[1] dei CSI.

 

 

Oscar Wilde scrive che la musica è la reminiscenza di vicende che non abbiamo vissuto. Inquieto per anni è stata questo per me: l’insorgere tumultuoso di un ricordo non mio. L’ho ascoltata ossessivamente per anni senza sapere di che diavolo parlasse, fino a quando non ho scoperto di provare piacere a camminare su sentieri accidentati e scoscesi. Da allora si è fatta strada un’ipotesi di lettura che con la consuzione delle suole è maturata.
Non pretendo, né mi interessa affermare, di aver svelato le intenzioni dei CSI. Desidero invece mettere in luce ciò che questa canzone sa dire del camminare, e del camminare in montagna e dell’alpinismo molotov.

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06 Feb2015

Sentieri proletari.
Intervista ad Alberto Di Monte

6 Febbraio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Libri, Sorgenti

Negli stessi giorni in cui sul blog di Alpinismo Molotov veniva pubblicato il post inaugurale, sugli scaffali delle librerie si è fatto spazio un libro – scritto da Alberto Di Monte (aka Abo) – che racconta la travagliata storia lunga un secolo di un’associazione che ha sempre proposto un approccio controcorrente all’andare per montagne: Sentieri Proletari. Storia dell’Associazione Proletari Escursionisti (Mursia).

La banda disparata di Alpinismo Molotov non crede alle coincidenze, ma alla fottuta risonanza sì. Se non bastasse che tra le nostre compagne e i nostri compagni di scarpinate c’è l’alveare dell’Ape Milano, ricostituito nel 2012, questa dell’APE storica è un’esperienza molotov ante litteram e noi – come è scritto anche nel nostro pentalogo – siamo alla ricerca di storie a cui ridare voce e su cui innestare le nostre pratiche. Vi proponiamo quindi un’intervista ad Alberto Di Monte, che anticipa la recensione del libro che a breve pubblicheremo. Se non vi bastasse, altri pezzi di questa storia potete trovarli sul tumblog di Sentieri Proletari.

D.: Partiamo dall’immagine di copertina: c’è una bellissima foto di gruppo, con uomini, donne, ragazzi e bambini che dal primo piano riempiono il declivio di un colle fin sulla sommità. Come è riportato nella relativa nota, la fotografia è del 1922 e immortala la gita di alcune sezioni dell’APE al Monte San Giovanni delle Formiche. Siamo tre anni dopo la fondazione a Lecco dell’Associazione Antialcolica Proletari Escursionisti, quattro prima del suo scioglimento per mano prefettizia a seguito dell’approvazione delle Leggi fascistissime. Allargando metaforicamente l’inquadratura dell’immagine, come ci racconteresti questa prima fase del sodalizio apeino?

R.: Nel luglio 1923, l’allora dirigente socialista massimalista Giacinto Menotti Serrati, pubblica sulle pagine di Sport e proletariato “Lo sport e la classe lavoratrice”, un editoriale che suona come un manifesto dello sport proletario. Dopo aver indicato le radici dell’alpinismo popolare nella nascita dell’Unione Operaia Escursionisti Italiani, ed evidenziato il tradimento delle intenzioni iniziali, Serrati afferma che attorno all’APE e l’APEF (punte di diamante dello sport popolare rispettivamente in montagna e in città) bisogna costruire una nuova idea di tempo libero. Liberi dalla competizione cieca ma aperti all’agonismo, liberi dai partiti ma certi dei valori di solidarietà ed internazionalismo, liberi dalle organizzazioni della borghesia ma decisi a edificare alternative credibili. La stagione dell’APE storica, che arriverà in breve tempo a contare una trentina di sezioni sparse per lo stivale, è però soprattutto storia di grandi gite sociali in cui le famiglie operaie si riprendono quel tempo libero sottratto allo sfruttamento in fabbrica, per restituirgli un senso di evasione dalla città, liberazione e vita in comune.

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26 Gen2015

Il Manifesto dell’Alpinismo Molotov

26 Gennaio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Chi siamo

Il logo ufficiale di Alpinismo Molotov.

Alpinismo Molotov è una associazione sovversiva informale fondata da giapster. L’espressione designa al tempo stesso un insieme di prassi in costante evoluzione e la collettività che le fa evolvere.

Formatosi sulle pagine di Gian Piero Motti, di No Picnic on Mount Kenya e Point Lenana, l’Alpinismo Molotov ora è cresciuto e cammina da solo rivolgendosi ad ogni rilievo e cavità della superficie terrestre.

1 – È una pratica di condivisione. Si ha Alpinismo Molotov quando almeno due giapster vanno in montagna insieme. È un’attività collettiva e non contempla la “solitaria”: si parte e si torna insieme, regolando il passo al ritmo del più lento. Non si abbandonano i compagni e le compagne perché sono l’assicurazione di chi pratica l’Alpinismo Molotov.

2 – È alpinismo, anche quando è escursionismo, come il beach volley è pur sempre pallavolo – e può essere faticosissimo –, e il calcetto è pur sempre calcio – e spesso ci si fa male come sul campo regolare. Anche il subbuteo è “pur sempre calcio”. L’Alpinismo Molotov NON è sport, si fa senza cronometro, senza sponsor, senza fretta, senza boria. Tollerato giusto l’altimetro.

3 – No Picnic. Guardiamo alla montagna come parte del mondo che ci circonda: l’alpinismo è “molotov” nella misura in cui fa emergere nuove contraddizioni e nuovi strumenti, concettuali – narrativi – cognitivi, per affrontarle. Si va in montagna per tornare con “nuove armi” con cui affrontare il vivere quotidiano. Si va in montagna consapevoli che si procede sempre in bilico.

4 – Raccontare è importante quanto camminare: se si va troppo veloci la lingua inciampa sulle gambe, occorre rallentare per coordinarle. Il desiderio di raccontare prevale sulla vetta. L’Alpinismo Molotov va sulle montagne per recuperare storie che a piedi si vedono e tessono meglio: il suo passo è il passo oratorio. Il fiato per parlare non è mai fiato sprecato: la “montagna” è un deposito di storie e segni di passate rivolte, resistenze, repressioni, che attendono di avere nuovamente voce.

5 – L’Alpinismo Molotov vuole forzare le maglie dell’immaginario alpinistico, in quanto costruzione culturale e storica la montagna è oggetto di critica e demistificazione. Denunciare l’oleografia, sbertucciare eroismo, superomismo e machismo, sono suoi obiettivi. Sono quindi messi al bando seriosità, professionismo, importansa e sussiego, fino alla bonifica integrale del campo.

Per attitudine e stile, prassi, sguardo sulla “montagna”, l’Alpinismo Molotov è ipso facto una pratica antifascista.

Alpinismo Molotov non è localizzato in alcuna città ma disseminato lungo la Penisola. Nondimeno, è plurigemellato con l’Associazione Proletari Escursionisti (APE) di Milano, con il Collettivo Alpino Zapatista (CAZ) di Genova e coi “Bike Partisans” di 2Ruote di Resistenza (2RR), Torino.

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21 Gen2015

Allacciamo gli scarponi, si parte!

21 Gennaio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Chi siamo

In cammino.

C’è una banda disparata a cui piace la montagna e a cui piace camminare. Per un bel pezzo sono stati in piazza Giap a discutere e a raccontarsi di libri, montagne, scalatori-scrittori e scrittori-scalatori: Point Lenana, Benuzzi e il Monte Kenya, Emilio Comici e Gian Piero Motti. Poi, perché ci sono racconti che spingono all’azione, alcuni di loro hanno dato vita all’Archivio Point Lenana e non paghi, insieme ad altri, si sono incontrati e han cominciato a scarpinare fianco a fianco sui sentieri. Un po’ sull’onda di quell’altra banda che pratica il calcio molotov, hanno deciso che quel loro camminare pieno di chiacchiere e fole, quel procedere da cantastorie che a certi puristi appare un po’ criminale, si chiama alpinismo molotov.

La banda ha già messo a segno diversi di questi crimini e in due occasioni se ne è anche vantata pubblicamente (colpo al Rocciamelone, colpo al Triglav). Però non è finita lì, da settembre ad oggi riusciamo a contare altri tre colpi e nel frattempo le schiere si sono infittite e pare che per il 2015 la banda abbia in mente di allargare il business.

Quella banda siamo noi e questo è il nostro blog.

Qui racconteremo le nostre scorrerie e discuteremo di viandanza e immaginario alpinistico. Nei prossimi giorni renderemo pubblico il pentalogo dell’alpinismo molotov.

Tenete pronto lo zaino e gli scarponi, ci vediamo prima che il sole sorga all’imbocco del sentiero.

 

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  • 2ruote di resistenza
  • C.A.Z. – Collettivo Alpino Zapatista

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