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06 Feb2015

Sentieri proletari.
Intervista ad Alberto Di Monte

6 Febbraio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Libri, Sorgenti

Negli stessi giorni in cui sul blog di Alpinismo Molotov veniva pubblicato il post inaugurale, sugli scaffali delle librerie si è fatto spazio un libro – scritto da Alberto Di Monte (aka Abo) – che racconta la travagliata storia lunga un secolo di un’associazione che ha sempre proposto un approccio controcorrente all’andare per montagne: Sentieri Proletari. Storia dell’Associazione Proletari Escursionisti (Mursia).

La banda disparata di Alpinismo Molotov non crede alle coincidenze, ma alla fottuta risonanza sì. Se non bastasse che tra le nostre compagne e i nostri compagni di scarpinate c’è l’alveare dell’Ape Milano, ricostituito nel 2012, questa dell’APE storica è un’esperienza molotov ante litteram e noi – come è scritto anche nel nostro pentalogo – siamo alla ricerca di storie a cui ridare voce e su cui innestare le nostre pratiche. Vi proponiamo quindi un’intervista ad Alberto Di Monte, che anticipa la recensione del libro che a breve pubblicheremo. Se non vi bastasse, altri pezzi di questa storia potete trovarli sul tumblog di Sentieri Proletari.

D.: Partiamo dall’immagine di copertina: c’è una bellissima foto di gruppo, con uomini, donne, ragazzi e bambini che dal primo piano riempiono il declivio di un colle fin sulla sommità. Come è riportato nella relativa nota, la fotografia è del 1922 e immortala la gita di alcune sezioni dell’APE al Monte San Giovanni delle Formiche. Siamo tre anni dopo la fondazione a Lecco dell’Associazione Antialcolica Proletari Escursionisti, quattro prima del suo scioglimento per mano prefettizia a seguito dell’approvazione delle Leggi fascistissime. Allargando metaforicamente l’inquadratura dell’immagine, come ci racconteresti questa prima fase del sodalizio apeino?

R.: Nel luglio 1923, l’allora dirigente socialista massimalista Giacinto Menotti Serrati, pubblica sulle pagine di Sport e proletariato “Lo sport e la classe lavoratrice”, un editoriale che suona come un manifesto dello sport proletario. Dopo aver indicato le radici dell’alpinismo popolare nella nascita dell’Unione Operaia Escursionisti Italiani, ed evidenziato il tradimento delle intenzioni iniziali, Serrati afferma che attorno all’APE e l’APEF (punte di diamante dello sport popolare rispettivamente in montagna e in città) bisogna costruire una nuova idea di tempo libero. Liberi dalla competizione cieca ma aperti all’agonismo, liberi dai partiti ma certi dei valori di solidarietà ed internazionalismo, liberi dalle organizzazioni della borghesia ma decisi a edificare alternative credibili. La stagione dell’APE storica, che arriverà in breve tempo a contare una trentina di sezioni sparse per lo stivale, è però soprattutto storia di grandi gite sociali in cui le famiglie operaie si riprendono quel tempo libero sottratto allo sfruttamento in fabbrica, per restituirgli un senso di evasione dalla città, liberazione e vita in comune.

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26 Gen2015

Il Manifesto dell’Alpinismo Molotov

26 Gennaio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Chi siamo

Il logo ufficiale di Alpinismo Molotov.

Alpinismo Molotov è una associazione sovversiva informale fondata da giapster. L’espressione designa al tempo stesso un insieme di prassi in costante evoluzione e la collettività che le fa evolvere.

Formatosi sulle pagine di Gian Piero Motti, di No Picnic on Mount Kenya e Point Lenana, l’Alpinismo Molotov ora è cresciuto e cammina da solo rivolgendosi ad ogni rilievo e cavità della superficie terrestre.

1 – È una pratica di condivisione. Si ha Alpinismo Molotov quando almeno due giapster vanno in montagna insieme. È un’attività collettiva e non contempla la “solitaria”: si parte e si torna insieme, regolando il passo al ritmo del più lento. Non si abbandonano i compagni e le compagne perché sono l’assicurazione di chi pratica l’Alpinismo Molotov.

2 – È alpinismo, anche quando è escursionismo, come il beach volley è pur sempre pallavolo – e può essere faticosissimo –, e il calcetto è pur sempre calcio – e spesso ci si fa male come sul campo regolare. Anche il subbuteo è “pur sempre calcio”. L’Alpinismo Molotov NON è sport, si fa senza cronometro, senza sponsor, senza fretta, senza boria. Tollerato giusto l’altimetro.

3 – No Picnic. Guardiamo alla montagna come parte del mondo che ci circonda: l’alpinismo è “molotov” nella misura in cui fa emergere nuove contraddizioni e nuovi strumenti, concettuali – narrativi – cognitivi, per affrontarle. Si va in montagna per tornare con “nuove armi” con cui affrontare il vivere quotidiano. Si va in montagna consapevoli che si procede sempre in bilico.

4 – Raccontare è importante quanto camminare: se si va troppo veloci la lingua inciampa sulle gambe, occorre rallentare per coordinarle. Il desiderio di raccontare prevale sulla vetta. L’Alpinismo Molotov va sulle montagne per recuperare storie che a piedi si vedono e tessono meglio: il suo passo è il passo oratorio. Il fiato per parlare non è mai fiato sprecato: la “montagna” è un deposito di storie e segni di passate rivolte, resistenze, repressioni, che attendono di avere nuovamente voce.

5 – L’Alpinismo Molotov vuole forzare le maglie dell’immaginario alpinistico, in quanto costruzione culturale e storica la montagna è oggetto di critica e demistificazione. Denunciare l’oleografia, sbertucciare eroismo, superomismo e machismo, sono suoi obiettivi. Sono quindi messi al bando seriosità, professionismo, importansa e sussiego, fino alla bonifica integrale del campo.

Per attitudine e stile, prassi, sguardo sulla “montagna”, l’Alpinismo Molotov è ipso facto una pratica antifascista.

Alpinismo Molotov non è localizzato in alcuna città ma disseminato lungo la Penisola. Nondimeno, è plurigemellato con l’Associazione Proletari Escursionisti (APE) di Milano, con il Collettivo Alpino Zapatista (CAZ) di Genova e coi “Bike Partisans” di 2Ruote di Resistenza (2RR), Torino.

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21 Gen2015

Allacciamo gli scarponi, si parte!

21 Gennaio 2015. Written by Redazione_am. Posted in Chi siamo

In cammino.

C’è una banda disparata a cui piace la montagna e a cui piace camminare. Per un bel pezzo sono stati in piazza Giap a discutere e a raccontarsi di libri, montagne, scalatori-scrittori e scrittori-scalatori: Point Lenana, Benuzzi e il Monte Kenya, Emilio Comici e Gian Piero Motti. Poi, perché ci sono racconti che spingono all’azione, alcuni di loro hanno dato vita all’Archivio Point Lenana e non paghi, insieme ad altri, si sono incontrati e han cominciato a scarpinare fianco a fianco sui sentieri. Un po’ sull’onda di quell’altra banda che pratica il calcio molotov, hanno deciso che quel loro camminare pieno di chiacchiere e fole, quel procedere da cantastorie che a certi puristi appare un po’ criminale, si chiama alpinismo molotov.

La banda ha già messo a segno diversi di questi crimini e in due occasioni se ne è anche vantata pubblicamente (colpo al Rocciamelone, colpo al Triglav). Però non è finita lì, da settembre ad oggi riusciamo a contare altri tre colpi e nel frattempo le schiere si sono infittite e pare che per il 2015 la banda abbia in mente di allargare il business.

Quella banda siamo noi e questo è il nostro blog.

Qui racconteremo le nostre scorrerie e discuteremo di viandanza e immaginario alpinistico. Nei prossimi giorni renderemo pubblico il pentalogo dell’alpinismo molotov.

Tenete pronto lo zaino e gli scarponi, ci vediamo prima che il sole sorga all’imbocco del sentiero.

 

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Compagni di scarpinate

  • A.P.E. – Associazione Proletari Escursionisti
  • 2ruote di resistenza
  • C.A.Z. – Collettivo Alpino Zapatista

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