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12 Gen2018

Resistere alla distruzione, immaginare il presente, progettare il futuro. Canto per il VisRabbia

12 Gennaio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Staffette

di Filo Sottile

Nella notte fra il 2 e il 3 gennaio lo spazio sociale VisRabbia di Avigliana è stato incendiato. La sera del 5 gennaio in Piazza del popolo centinaia di persone si sono trovate a dare la propria solidarietà e il proprio calore alle ragazze e ai ragazzi che da cinque anni gestiscono lo spazio. Le righe che seguono sono state scritte a caldo, quella sera stessa.

Ieri ho lavorato con William. A metà mattina, mi chiede notizie del recentissimo incendio di Val della Torre, gli dico che ne so quanto lui, ma insiste e mi chiede un parere, tipo se è doloso, come se fossi stato sul posto a svolgere indagini. William e io abbiamo lavorato insieme anche a fine ottobre, nei giorni in cui il fuoco imperversava in Valsusa, e mi ha sentito ricevere diverse telefonate di aggiornamento, sa che di quegli incendi mi sono interessato per Alpinismo Molotov e dunque, benché non abbia titoli spendibili in materia, mi chiede.

Allora ripeto ciò che dice Luca Giunti: l’autocombustione è un fenomeno rarissimo in Italia, perlopiù si tratta di incendi dolosi o colposi. Specifico poi la differenza, anche questa rimarcata da Luca, fra piromane e incendiario. Il piromane è una persona che ha un’attrazione irresistibile per il fuoco. Il livello patologico della filia è rarissimo, metti uno su un milione, per gli altri che piromani lo sono in forma più lieve, se hanno fegato se la risolvono arruolandosi nei pompieri o nell’antincendio boschivo oppure, se non ce l’hanno, fanno come me, si procurano una stufa a legna. Il piromane dunque si bea del fuoco, appicca e si gode lo spettacolo.

L’incendiario invece è una persona che, per motivi che esulano dal piacere di vedere le fiamme divampare, dà fuoco con l’intento esplicito di incenerire, distruggere, rendere inutilizzabile una determinata area o un determinato oggetto. L’incendiario gode della distruzione e del dolore che crea nelle persone che hanno a cuore l’area o l’oggetto incenerito. Per esempio, nel condominio in cui abitavo anni fa, una notte hanno dato fuoco a un’auto, l’incendiario in questione, presumo, ha goduto assai di più vedendo o immaginando la faccia del proprietario dell’auto che appiccando il fuoco.

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04 Gen2018

Alpi, confine reale e disumano: intervista a Luigi D’Alife sulla situazione tra Bardonecchia e il Colle della Scala

4 Gennaio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Staffette

Luigi D’Alife, attivista del centro sociale Gabrio di Torino, è un reporter freelance, autore di documentari dalla Siria e del lungometraggio Binxet. Sotto il confine (2017). L’abbiamo incontrato il 28 dicembre scorso per raccogliere a caldo il suo racconto e le sue impressioni di quanto sta avvenendo nei pressi di Bardonecchia, dove ormai da mesi molti migranti provano a oltrepassare il confine servendosi del Colle della Scala.

Nei giorni che sono trascorsi dall’intervista le condizioni meteo sono state alquanto variabili, vento, sole, pioggia, neve si sono avvicendati rendendo il percorso del Colle della Scala ancora più pericoloso.

La zona tra Bardonecchia Roubion e Névache in una mappa di OpenStreetMap.

Come dice Luigi nelle battute finali dell’intervista, vi invitiamo a seguire le pagine Facebook di Briser les frontières, e Tous migrants e partecipare alla camminata/ciaspolata solidale del 7 gennaio da Claviere a Monginevro, una manifestazione che ha l’obiettivo esplicito di mostrare quanto quel confine, altamente rischioso e respingente per la stragrande maggioranza dei migranti, sia permeabile a chi ha una tavola da snowboard, il denaro per l’abbonamento agli impianti di risalita e la pelle chiara.

Nel caso, assai probabile, di copiose nevicate e maltempo, la manifestazione sarà rinviata alla domenica successiva, seguite gli aggiornamenti. In ogni caso, tutte le persone che volessero partecipare sono caldamente invitate a dotarsi di attrezzatura adeguata.

Locandina della marcia prevista il 7 gennaio

AM: La settimana scorsa sei andato a Bardonecchia a filmare un po’ e a cercare di vedere com’è la situazione dei migranti che cercano di attraversare la frontiera. Cos’hai visto?
L: Partendo dal presupposto che ne seguo la storia, ne ho letto articoli, ne sento parlare ormai da quest’estate, ma pare che negli ultimi mesi il flusso va comunque aumentando, diciamo.
Siamo arrivati su assieme ad altri solidali di questa rete che si sta costituendo in Valsusa che si chiama Briser les frontières, siamo arrivati su verso le otto di sera, e diciamo che il punto di ritrovo, la base se così possiamo dire, è la stazione dei treni di Bardonecchia. Lì, nella sala d’attesa della stazione, abbiamo incontrato una decina di persone di cui la maggior parte provenivano dal West Africa ma c’era anche un gruppetto di ragazzi magrebini, appunto più o meno una decina di persone alle 8 di sera.
Alcuni quando siamo entrati nella sala d’attesa stavano provvedendo ad asciugare delle calze o le scarpe ai termosifoni perché, come poi ci hanno raccontato, avevano già provato il passaggio ma erano stati bloccati dalla gendarmeria francese e quindi rimandati in Italia al punto di partenza.
L’età media è bassa, sono tutti molto giovani, alcuni, un gruppo abbastanza cospicuo, sono minorenni. Ad esempio mi è capitato di incontrare, questo non in stazione, ma poco dopo, tre ragazzi che avevano tra i 15 e i 17 anni, tutti del Gambia. Loro però li abbiamo incontrati direttamente sulla strada che portava al Colle della Scala e quando li abbiamo incontrati a tarda sera, erano le dieci e mezza, ci hanno chiesto se li portavamo in stazione. Erano seduti per terra nella neve ed erano molto infreddoliti.
Naturalmente la stazione di Bardonecchia è un punto di passaggio dove si fa base per provare a passare il confine. Rispetto alla stazione di Bardonecchia c’è da dire che in modo un po’ assurdo la sala d’attesa viene chiusa intorno alle nove, nove e mezza di sera, e la cosa più assurda è che comunque rimane la luce accesa e il riscaldamento accesso al massimo, a palla, per cui tu da fuori, al freddo e al gelo, puoi osservare la luce ed il calore di questa sala vuota.
Intorno alle undici e mezza viene aperta una sala, sempre dentro la stazione di Bardonecchia, che da poche settimane viene gestita da questa ONG che si chiama Rainbow for Africa, che lì ha un punto d’appoggio per la notte con, credo, dieci o quindici posti letto, come appoggio momentaneo. In una stanza vicina invece hanno un punto di primo soccorso. Il problema è che tra il momento in cui viene chiusa la sala d’attesa e quello in cui poi viene aperta la questa sala dell’ONG le persone sono fuori al freddo. Questa saletta viene di nuovo chiusa alle cinque del mattino e le persone finiscono di nuovo per strada.

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04 Gen2018

Incendio al VisRabbia, la nostra solidarietà: germoglieranno i semi dalla terra bruciata

4 Gennaio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Staffette

Nel corso della notte fra il 2 e il 3 gennaio, lo spazio sociale VisRabbia di Avigliana ha preso fuoco. Le cause non sono ancora note. Il VisRabbia è un’isola di resistenza, socialità, convivialità, crescita, confronto. Noi ci abbiamo fatto la nostra prima festa e ci siamo sentiti a casa. Il VisRabbia è le persone che lo animano.
Non abbiamo dubbi che il loro impegno, i semi sparsi in questi anni, germoglieranno presto di nuovo come sono tornati a germogliare quelli dei presidii No Tav dati alle fiamme pochi anni fa, e come torneranno a germogliare le piante sulle montagne valsusine colpite dall’incendio dell’autunno scorso.

A loro tutta la nostra solidarietà e il nostro abbraccio.

Qui, su facebook, il comunicato del VisRabbia a seguito dell’incendio.

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18 Dic2017

L’Alpe Devero e la grande opera che (quasi) tutti vogliono

18 Dicembre 2017. Written by Redazione_am. Posted in Staffette

Di piccoli e grandi comprensori turistici, del vuoto di autorevolezza dell’ambientalismo, di consenso e di conformismo.

 

Simonetta: L’Alpe Devero (Lepontine, Parco Naturale) è un luogo che fino a ora ha vissuto di poco sci da discesa, tanto scialpinismo, tante ciaspole, tanto escursionismo (in tutte le stagioni). Oggi è minacciato – indovina un po’ – dalla costruzione di un comprensorio che lo andrebbe a unire alla vicina località di San Domenico. In questo articolo leggete tutta la vicenda, se vi va.

La mia domanda è questa: ma se tutta la gente del territorio è a favore di questa cosa, al netto del fatto che ognuno ha il diritto di dire la propria e il territorio non è solo di chi ci vive, ha senso farlo? ha senso da parte di associazioni ambientaliste, CAI e quanti altri lottare contro qualcosa che tutti vogliono? Qui è una TAV (si fa per dire) al contrario. Io se lo fanno non ci metto più piede a Devero, ma mi sto deprimendo a parlare con la gente. Voi che ne pensate?

WM1: Eh, anche tutti i comuni dell’Appennino toscoemiliano erano a favore del TAV Bologna-Firenze, e se parlavi con molta gente ti dicevano che andava bene, poi quando per colpa dei lavori sono rimasti senz’acqua hanno visto le cose da un’altra prospettiva… Solo che quel che era accaduto era già stato previsto da chi criticava l’opera.

Non è vero “consenso” se non è informato. È conformismo, che è diverso.

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11 Dic2017

Incendi in Valsusa, è il tempo dell’approfondimento. Un incontro al Cels (Exilles)

11 Dicembre 2017. Written by Redazione_am. Posted in Staffette

Nei giorni degli incendi in Valsusa e in Piemonte abbiamo monitorato la situazione, nei giorni successivi ci siamo spesi in riflessioni. Adesso ci interessa approfondire.

Il riscaldamento globale, il progressivo spopolamento della montagna, la mancata cura dei boschi è la nuova normalità con cui fare i conti. Quali strategie di gestione intervento è opportuno adottare nel presente? Quali sono le prospettive future?

Ce lo chiederemo domenica 17 dicembre, alle 16,30, al Circolo amici del Cels di Exilles (borgata Moliere – mappa qui) insieme a Luca Anselmo (guida naturalista, divulgatore), Luca Giunti (naturalista, guardaparco), Paolo Chirio (volontario AIB, sindaco di Caprie).

 

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06 Dic2017

Aree interne, quali prospettive?
Un post di Simone Vecchioni per Lo stato delle cose

6 Dicembre 2017. Written by Redazione_am. Posted in Staffette

Cosa sono le aree interne? Porzioni di una flatlandia incolore? Avamposti del mercato del gusto, del tipico, del folkloristico? Luoghi da valorizzare con una nuova strada faraonica? Da attraversare con un gasdotto? Da acquistare in blocco per speculazioni a venire?

In un post pubblicato su Lo stato delle cose. Geografie e storie del doposisma Simone Vecchioni ragiona sulle politiche che stanno aggredendo queste aree e su quali siano – fuori da ogni delega e falsa soluzione – le strategie collettive di autodifesa.

Sono temi in forte risonanza con l’ottica di Alpinismo Molotov, invitiamo pertanto alla lettura del post: Prima e dopo il terremoto: il castello di sabbia della Strategia per le aree interne.

 

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