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29 Mag2018

I confini della patria nella lunga estate calda. Intervista a Italian Limes in vista di Diverso il suo rilievo 2018

29 Maggio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Diverso il suo rilievo, Rizomi / Esplorazioni

Italian Limes sarà ospite della nostra festa, Diverso il suo rilievo 2018 (hey, manca pochissimo!). Chi sta dietro e porta avanti il progetto – Marco Ferrari, Elisa Pasqual, Andrea Bagnato – interverrà durante la discussione intitolata Il clima è cambiato che si terrà sabato 2 giugno alle ore 18,00, una tavola rotonda a cui parteciperanno anche Wu Ming 1 e Matteo Meschiari. Questa intervista – realizzata il 19 aprile scorso – ha lo scopo principale di presentare il progetto a chi segue il nostro blog. Per Italian Limes ha risposto alle nostre domande Marco.

AM: Iniziamo dal grado zero: di cosa si occupa il progetto Italian Limes e come è nato?

IL: Abbiamo iniziato a lavorarci nel 2014 perché siamo stati invitati a proporre un tema di ricerca e un’installazione per la Biennale di Architettura di Venezia. L’intento dei curatori (Rem Koolhaas e Ippolito Pestellini Laparelli per la sezione “Monditalia”, all’interno della quale eravamo ospitati) era quello di esplorare il territorio italiano attraverso una serie di progetti, ognuno dei quali doveva essere incentrato su un luogo e un tema particolari. Ci è sembrato da subito interessante guardare al confine italiano come una sorta di “falso luogo”, un dispositivo attraverso il quale indagare le relazioni fra geopolitica, cartografia e rappresentazione del territorio. Quindi abbiamo deciso di guardare non tanto al confine mediterraneo – all’epoca già ampiamente al centro della cronaca e del dibattito politico – ma a quello settentrionale, alpino: un confine in apparenza “pacificato”, smaterializzato dall’istituzione degli Accordi di Schengen.

AM: Tra l’altro ultimamente, ancora nelle ultime settimane, tutta questa polemica che probabilmente si basa anche su interpretazioni parziali sul confine marittimo fra la Francia e l’Italia è tornata alla ribalta…

IL: Sì, anche su questo confine ci sono molte questioni irrisolte, da questa che hai appena citato tu, a quella più nota del Monte Bianco, che ciclicamente torna sulle pagine dei giornali. A noi, però, interessava mettere in discussione la distinzione fra un confine “interno” (come appunto viene definito quello che separa l’Italia dalle altre nazioni europee) ed uno “esterno”, che delimita lo spazio Schengen a meridione. Ci interessava, in particolare, indagare la scomparsa della manifestazione fisica del confine terrestre a seguito dell’apertura delle frontiere europee di metà anni ’90 – un confine, però, che rimane chiaramente indicato sulla carta. Cos’è un confine, da un punto di vista sia fisico che legislativo? Come lo si riconosce quando lo si attraversa? Esistono delle differenze fra confini naturali e artificiali? Non da ultimo, volevamo guardare alle Alpi come a un caso studio unico nel suo genere: pur essendo un grande parco nel tessuto di un’enorme città policentrica – quale è oggi l’Europa – è ancora un territorio formalmente diviso fra otto nazioni diverse.

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18 Mag2018

Un approfondimento sugli incendi boschivi: la trascrizione dell’incontro a Cels di Exilles

18 Maggio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

Dopo gli incendi in provincia di Torino dell’autunno scorso, e sull’onda emotiva del disastro che aveva colpito con particolare accanimento la “nostra” Valsusa, avevamo scritto un post che abbozzava alcuni discorsi, e altri ne sfiorava centrandoli male, sempre con una conoscenza necessariamente superficiale di quello che stava accadendo.

Qualche settimana dopo si è tenuto un incontro alla frazione Cels di Exilles, che ha ospitato tre interventi di persone con un alto livello di conoscenza tecnica e con le mani ancora sporche di cenere. Persone che erano state dentro i fatti con la sapienza indispensabile per capirli e poi venir fuori a spiegarceli. In ordine d’intervento: Luca Giunti, Luca Anselmo, Paolo Chirio. L’incontro è stato introdotto da Luca Abbà.

Con il nostro abituale passo lento, ci abbiamo messo mesi per sbobinare, trascrivere, aggiustare e impaginare quei tre interventi, con la collaborazione degli autori stessi. Il malloppo è ora scaricabile qui (o cliccando sull’immagine) perché, anche se oggi nulla sta bruciando e la paura è lontana, ogni frase di quel pomeriggio è troppo preziosa per poterla dimenticare e perdere, l’utilità di questa riflessione pubblica sarà infatti valida per comprendere meglio di cosa parliamo quando parliamo di incendi boschivi, non solo in Valsusa.

Perché, che lo vogliamo o no, le fiamme e la paura torneranno: purtroppo è inevitabile.

Clicca sull’immagine per scaricare il PDF.

 

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15 Gen2018

Blues per le terre nuove, Wu Ming 1 live a Torino

15 Gennaio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

Qui nasce(va) il Po.

È stata molto divulgata, questa estate, la notizia delle sorgenti disseccate del Po. Il grande fiume rischia di diventare un torrente e nessuno lo aveva previsto. Se così fosse la fine del delta sarebbe questione davvero di pochissimo tempo.
L’aria qui ai piedi delle Alpi è calda, massime oltre i dieci gradi in pieno gennaio, pioggia a quote alte, rischio idrogeologico notevole.

Pensiamo alle centinaia di metri di dislivello coperte di decine di centimetri di polvere farinosa accumulata nel dopo incendio, sospesa sopra la Val Cenischia, in attesa di un carico d’acqua sufficiente a muoverla verso il basso in forma di fango e frana. Il comune di Mompantero la settimana scorsa ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza proprio per questo motivo. Il rischio è concreto: zone antropizzate, da sempre colonizzate a fatica, oggi si trovano in modi diversi in stato di abbandono e rischiano di venire sommerse.

La siccità e l’alluvione. I due aspetti ovviamente si tengono: sono lo stesso fenomeno. Non c’è dualismo tra terre molto alte e terre molto basse. Sono accomunate dal fatto che il problema si presenta prima e in modo più evidente ed eclatante agli “estremi del campo”.

Alpinismo Molotov propone e promuove un incontro con Wu Ming 1 per inquadrare la questione dalle zone più basse d’Italia. L’appuntamento è venerdì 19 gennaio, 21.30 al Molo di Lilith, via Cigliano 7, Torino. Ingresso libero con tessera ARCI.

«Blues per le terre nuove: il cambiamento climatico e la fine del Delta del Po», di Wu Ming 1

​Negli ultimi tempi ho intrapreso un percorso di ricerca ​sul mio territorio d’origine – basso ferrarese, Delta del Po –, in vista di un progetto narrativo, storico e geografico che mi impegnerà nei prossimi anni.

Voglio raccontare di fiumi che non ci sono più, di bonifiche, di lotte bracciantili… Voglio raccontare la perenne lotta tra terra e acqua che ha dato a quel territorio la sua forma.

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10 Gen2018

Il paradiso può attendere. La vita alpina secondo Matilde Dell’Oro Hermil

10 Gennaio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

di Mariano Tomatis

Mompantero è di nuovo in stato d’emergenza. Se lo scorso ottobre era stato il fuoco, ora è la pioggia torrenziale a minacciare frane.

Da qualche tempo, il destino orografico della zona e le vicende della sua comunità mi stanno più a cuore; merito di una scrittrice dimenticata, che nel 1893 dedicò un libro alla montagna locale – l’imponente Rocciamelone, “una montagna che aduna e cela tante tradizioni e tanti arcani come appunto un’arca santa” – e ai panteremesi, i cui misteri sono densi “come l’ammasso di nubi procellose che grava spesso il fianco e avvolge la testa della loro montagna” (p. 8). Scovato negli archivi di un’associazione ufologica, Roc Maol e Mompantero approfondisce il folklore locale in modo sgangherato, mescolando – senza alcun rigore metodologico – evidenze archeologiche e voci leggendarie, etimologie discutibili ed elementi della tradizione esoterica, cronache medievali e allusioni astrologiche, magnetismo e alchimia. L’autrice Matilde Dell’Oro Hermil (1843-1927) chiama all’appello imperatori e contadini, empirici e maghi, professori e ciarlatani, dai frati dell’Abbazia di Novalesa a Dante Alighieri, dalle streghe del Pampalù a Victor Hugo; traccia percorsi che tengono insieme fantasmi e folletti, UFO ante litteram e apparizioni sinistre. Coacervo di stimoli tanto variegati ed eterogenei, il libro sfugge a qualsiasi classificazione: Un volume di storia locale, certo, ma anche molto altro – e proprio la sua “eccedenza” mi ha magneticamente attirato verso le sue pagine, spingendomi a coinvolgere due compagni di Alpinismo Molotov e progettare con loro una ristampa.

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09 Gen2018

Sangue e fuffa: un bandierone tricolore sull’Adamello

9 Gennaio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

di Mr Mill

 

Se diamo il paesaggio per scontato, non vediamo il conflitto;
se facciamo al paesaggio le domande giuste, evochiamo i fantasmi.
Il modo in cui i fantasmi si manifestano può aiutarci
a prevedere il conflitto sociale a venire
e lottare per dare una nuova forma al territorio.
(Wu Ming 1, Cantare la mappa)

 

Impronte in Adamello: all’origine della traccia

Il 18 dicembre 2016 i giornali locali bresciani riportano la notizia di una riunione tenuta a Edolo, in Alta Valcamonica. A indire l’incontro la tal associazione Impronta Camuna (“Migranti camuni a Brescia e dintorni”). La ragione quella di costituire un “comitato di coordinamento” per la realizzazione di due iniziative per l’anno del centenario della fine della Grande guerra: fare del Monte Adamello tutto un “altare degli Alpini” e, per “consacrarlo” idealmente a sacrario, posare temporaneamente sulla sua parete nord un drappo tricolore lungo mille metri e largo nove, subito ribattezzato “bandierone”. Il presidente dell’associazione Impronta Camuna – Roberto Bontempi – usa toni solenni nel presentare il progetto, accostando quello che dovrebbe diventare il sacrario adamellino all’Altare della patria, i caduti in Adamello al Milite ignoto:

È nato il Comitato che promuoverà le iniziative per far sì che la montagna dell’Adamello sia elevata ad Altare degli Alpini. È stata scelta questa denominazione, pensando al più famoso Altare della Patria a Roma, dove sono custodite le spoglie del Milite Ignoto. L’accostamento risulta più che appropriato: infatti da un’analisi approfondita le somiglianze sono evidenti. Sulle montagne del gruppo dell’Adamello si è combattuto durante la Prima Guerra Mondiale. Qui tanti ragazzi, gli Alpini, hanno dato la vita per il bene dell’Italia le loro lacrime e il loro sangue hanno bagnato questa terra, che li ha accolti tra le sue braccia. La consacrazione del massiccio dell’Adamello serve, perciò, a non far dimenticare il sacrificio dei nostri soldati. Vogliamo che i giovani lo conservino nella memoria perché sappiano quanta fatica e quanto dolore sono stati necessari per “fare l’Italia e per farci sentire popolo unito”.

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13 Dic2017

A testa in giù. Come il ricordo di un’impresa alpinistica viene ridotto al conformismo di chi si dice non conforme

13 Dicembre 2017. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

Anni fa Eduardo Galeano scrisse un bellissimo libro, dal titolo A testa in giù, nel quale raccontava come troppe cose assurde, disdicevoli (la disuguaglianza, i soprusi, la povertà, etc.) che affliggono gli esseri umani fossero trattate in modo da farle sembrare naturali. Per poterlo fare bisogna aver frequentato una scuola che insegna le cose alla rovescia, cambiando o nascondendo il significato e il senso del mondo circostante.

È una scuola sempre aperta, diffusa in tutto il mondo, non solo nell’America del sud, a cui si iscrivono volentieri uno sterminato numero di individui, di ogni sesso, colore, religione, stato sociale:

«Il piano di studi prevede corsi obbligatori di impotenza, amnesia e rassegnazione, grazie ai quali gli oppressi del pianeta imparano a subire la realtà invece di cambiarla, a dimenticare il passato per permettere ai dittatori di ogni tempo di restare impuniti, ad accettare passivamente il futuro, perché tentare di immaginarselo è un vizio che viene regolarmente punito…»1

Con questo tweet Wu Ming segnala l’articolo di Alessandro Fulloni pubblicato sul sito del Corriere della Sera. A seguito delle rimostranze, il titolo dell’articolo è stato modificato e, dopo che il giornalista ha contattato Wu Ming 1, il testo integrato. Questo l’articolo attualmente leggibile.

Seguito pedissequamente, tale piano di studi permette di magnificare la tolleranza degli intolleranti, la libertà dei liberticidi, la democraticità dei fascisti e dei neonazisti, e via mistificando. Ecco allora che in montagna è bello andarci in elicottero e in quad, non a piedi; che Predappio diventa un luogo di culto, non la sede aperta dell’apologia del fascismo; che la fotografia dell’esecuzione di contadini sloveni da parte dell’esercito italiano diventa la prova della crudeltà dei partigiani; che l’ascesa di tre neonazisti su una cima africana su cui arrivano annualmente decine di italiani diventa motivo di orgoglio patriottico, ed il ricordo di un’impresa alpinistica (per le condizioni in cui avvenne quella veramente memorabile, e giustamente ricordata) viene amputato di quasi tutto per poter rientrare nel conformismo di chi si dice non conforme.

Visto che il loro squittire, irragionevolmente amplificato, potrebbe arrivare a confondere qualcuno vogliamo suggerire un’altra lettura, oltre a quella di Galeano, che può servire a vedere la Fuga sul Kenya di Felice Benuzzi, Giovanni Balletto e Vincenzo Barsotti per quello che era e non per quello a cui la si vorrebbe ridurre.

 

[1] http://www.edscuola.it/archivio/interlinea/galeano.htm

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