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21 Mag2018

Alla ricerca della Rocca del Diavolo

21 Maggio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Narrazioni

Ci sono passi che muovono parole e chiedono di essere raccontati e parole che muovono passi, che spingono chi le legge o le ascolta in cerca di orme e sentieri. I tre autori del Codice dell’Oro (Mariano tomatis, Davide Gastaldo e Filo Sottile) ci chiedono esplicitamente di usare Roc Maol e Mompantero, il libro di storia locale e folklore pubblicato da Matilde Dell’Oro Hermil nell’ultimo decennio dell’Ottocento, come una mappa del tesoro, un atlante dei luoghi magnetizzati della Val Cenischia, l’indirizzario delle presenze magiche del Rocciamelone. Si tratta di un invito a scoprire  e riscoprire un angolo della val Susa e a guardarla attraverso la lente, spesso deformante, ma in qualche caso rilevatrice, dei racconti di Matilde Dell’Oro Hermil.

La nobildonna segusina, a giudicare dai suoi scritti, condivide con noi due attitudini: quella a narrare il territorio e quella del passo oratorio. Quando ci racconta la sua ascesa al Rocciamelone il suo sguardo è mobile, attento, rivolto alle persone che vivono la montagna, e non tutto concentrato sullo sforzo, la fatica, la chimera della vetta. L’arrivo in cima anzi è del tutto omesso.
Il tono è assai distante da quello trionfalistico, patetico e superomistico che usa suo fratello Ernesto, uno dei fondatori del CAI di Susa, nel suo récit dell’ascesa alla Rocca D’Ambin. Matilde non ingaggia lotte con l’Alpe, è una narratrice.

Per cantare il Rocciamelone e Mompantero adotta una strategia singolare, ci segnala tutti i siti di interesse magico, tutti quei luoghi che come stargate o portali dimensionali sembrano aprire il territorio a qualcosa che sfugge ai sensi.
Uno dei segni eccedenti che colpisce di più l’immaginazione è la Rocca del Diavolo. Si tratta di una conformazione rocciosa che riprodurrebbe le fattezze del diavolo o del dio Pan o di Mercurio.
Una roccia è potenzialmente eterna, capace di travalicare senza difficoltà il tempo di vita degli esseri umani. Leggendo è facile chiedersi se quella roccia abbia resistito a frane e altri accidenti, se sia ancora lì, se qualcuno sappia ancora come ci si arrivi e se esista ancora un sentiero. Davide, l’unico autoctono dei tre autori del Codice dell’oro, si è messo in caccia di indicazioni e poi in marcia, sulle tracce di un dio – anch’esso curiosamente uno e trino – che parrebbe abitare le pendici del Rocciamelone. Quello che segue è il racconto del suo cammino.

Lo pubblichiamo perché quella di cercare i genii loci è, primo, un’esortazione alla molteplicità, a far deflagrare le narrazioni univoche, appiattenti dei luoghi e, secondo, a esplorare a piedi i territori e tornare a raccontarli.

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18 Mag2018

Un approfondimento sugli incendi boschivi: la trascrizione dell’incontro a Cels di Exilles

18 Maggio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

Dopo gli incendi in provincia di Torino dell’autunno scorso, e sull’onda emotiva del disastro che aveva colpito con particolare accanimento la “nostra” Valsusa, avevamo scritto un post che abbozzava alcuni discorsi, e altri ne sfiorava centrandoli male, sempre con una conoscenza necessariamente superficiale di quello che stava accadendo.

Qualche settimana dopo si è tenuto un incontro alla frazione Cels di Exilles, che ha ospitato tre interventi di persone con un alto livello di conoscenza tecnica e con le mani ancora sporche di cenere. Persone che erano state dentro i fatti con la sapienza indispensabile per capirli e poi venir fuori a spiegarceli. In ordine d’intervento: Luca Giunti, Luca Anselmo, Paolo Chirio. L’incontro è stato introdotto da Luca Abbà.

Con il nostro abituale passo lento, ci abbiamo messo mesi per sbobinare, trascrivere, aggiustare e impaginare quei tre interventi, con la collaborazione degli autori stessi. Il malloppo è ora scaricabile qui (o cliccando sull’immagine) perché, anche se oggi nulla sta bruciando e la paura è lontana, ogni frase di quel pomeriggio è troppo preziosa per poterla dimenticare e perdere, l’utilità di questa riflessione pubblica sarà infatti valida per comprendere meglio di cosa parliamo quando parliamo di incendi boschivi, non solo in Valsusa.

Perché, che lo vogliamo o no, le fiamme e la paura torneranno: purtroppo è inevitabile.

Clicca sull’immagine per scaricare il PDF.

 

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26 Apr2018

«Nessun uomo è un’isola ma ogni persona è una montagna». Intervista a Slavina

26 Aprile 2018. Written by Redazione_am. Posted in Diverso il suo rilievo, Narrazioni

Durante la nostra festa, Diverso il suo rilievo 2018, nella giornata di venerdì 1 giugno è in programma un monologo inedito di Slavina (inizialmente previsto per sabato 2, è stato spostato a venerdì per ragioni organizzative), attivista postporno originaria di Pretare, paese ai piedi del monte Vettore. Preparato in collaborazione con Flaccidia, il monologo s’intitola Ode alle zampe di capra. Una rilettura pornofemminista della leggenda delle fate di Pretare (poi vedete voi se lasciare o meno il porno).

In attesa di poter assistere alla performance, abbiamo rivolto alcune domande a Slavina, cercando di indagare il suo rapporto e quello del suo lavoro con la montagna.

Buona lettura.

 

AM: Nei tuoi lavori non ci sono collegamenti evidenti con la montagna. Come mai hai scelto la festa di alpinismo molotov per presentare il nuovo spettacolo che stai scrivendo? Cosa puoi anticiparcene?

Slavina: Sono cresciuta in mezzo ai Sibillini. Uno dei miei nonni era originario di Pretare, una frazione di Arquata del Tronto (comune devastato dal terremoto del 2016) e ho passato lì tutte le estati dei primi anni della mia vita. La sagoma del monte Vettore come appariva da quel versante la potrei disegnare a memoria.
Io durante l’anno abitavo in un quartiere della periferia di Roma, ero una bambina di città e per me la montagna ha sempre significato non solo il contatto con la natura ma soprattutto la libertà di movimento. Essendo l’ambiente dei Sibillini il primo spazio in cui nella vita mi sono sentita libera ci tornavo sempre volentieri.
Poi 13 anni fa sono emigrata a Barcellona e pur tornando spesso in Italia il legame con quello che per me era un luogo vivo di memorie si è decisamente allentato. Poi il sisma ha distrutto la casa di famiglia e la relazione si è spezzata in maniera molto violenta. Mi era rimasta solo una ferita…
Allora quando ho saputo che la festa di Alpinismo Molotov si sarebbe tenuta sui Sibillini ho pensato che sarebbe stato bello tornare “a casa” potendo condividere con delle creature simili una storia che volevo raccontare da tanto tempo.
Perché il monologo che presenterò alla festa non è parte di nessuno spettacolo, almeno non ancora, ma è un esperimento di storytelling illustrato che sto preparando in collaborazione con Flaccidia [qui il suo blog], artista grafica originaria di Macerata con cui avevo voglia di lavorare da anni. Ed è bello e non casuale forse che dopo esserci cercate nel mondo riusciamo a ritrovarci alle radici, per raccontare una storia di donne libere delle/sulle montagne.

Slavina diciottenne a Pretare.

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20 Mar2018

Sradicamenti. Alpinismo Molotov Live a Pisogne (Brescia) con Matteo Melchiorre

20 Marzo 2018. Written by Redazione_am. Posted in Libri

Le storie e il modo con cui queste vengono raccontate da Matteo Melchiorre nei suoi libri sono immuni da essenzialismi e derive spiritualistiche. Un’ulteriore conferma l’abbiamo avuta direttamente dalla sua viva voce nel corso della presentazione de La via di Schenèr, nel giugno scorso, durante la nostra festa Diverso il suo rilievo ad Avigliana, dove è parsa evidente la risonanza tra le nostre rispettive vedute. La sua è una ricerca con i piedi ben saldi sulla roccia del materialismo, il suo procedere è sempre esplorativo, scova e segue tracce con un andamento che è un movimento continuo, in fuori e in dentro, in dentro e in fuori. Lui, storico d’archivio di formazione e mestiere, quando presta la sua penna alla narrativa porta con sé la consapevolezza che quella che a volte può apparire un traccia promettente da seguire, a volte non porta da nessuna parte, oppure porta dove non ti saresti mai aspettato portasse. In ogni caso, un’esplorazione che vale sempre lo sforzo di essere – con eleganza e rigore, come è proprio di Melchiorre – raccontata.

Da alcuni mesi è nelle librerie il suo Storia di alberi e della loro terra (Marsilio), un oggetto narrativo non identificato, che oltre a miscelare romanzo, saggio, ricerca storica, rielabora in un ulteriore movimento in dietro e in avanti l’esordio letterario di Melchiorre, quel Requiem per un albero pubblicato nel 2007 per le Edizioni Spartaco. Di Requiem per un albero ne ha scritto il nostro “alberista molotov”, Filo Sottile, e in una frase ha sintetizzato il nocciolo della riflessione che Matteo Melchiorre ripropone, dopo una lunga e profonda revisione e riscrittura (auto)critica, in Storia di alberi e della loro terra:

Il libro ritrae un’assenza, il suggello di un’epoca, l’incombere di un nuovo corso.

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02 Feb2018

Un libro bifronte: Roc Maol e Mompantero // Il codice dell’oro

2 Febbraio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Libri

Mariano Tomatis, si sa, fa parte della nostra crew, un wonder injector non poteva mancare nella nostra banda disparata. La sua lezione sull’attitudine smark – quella capacità di tenersi in equilibrio, sempre in bilico, tra Mente e Cuore, che produce l’incanto disincantato che permette di non sacrificare il piacere del meravigliarsi senza, al contempo, cadere vittime della credulità – sta a pieno titolo nel nostro scrigno dei tesori, ovvero la cassetta degli attrezzi con cui, su questo blog, cerchiamo di forzare gli immaginari legati alla montagna. E, ancora prima di forzarli, di visualizzarli da un punto di vista che li rivela in forme inconsuete, mostrando punti di cedimento o di tensione. A dirla tutta, senza questa preziosa lezione – che è presentata in L’arte di stupire, scritto a quattro mani con Ferdinando Buscema – nel 2014 saremmo saliti e ridiscesi dal Rocciamelone portando a casa qualcosa di diverso da quello che abbiamo raccontato nel nostro primo récit collectif d’ascension, No Picnic on Rocciamelone, che ha battuto la traccia alla nascita di questo blog. E la montagna simbolo della Valsusa è, appunto, un’altra protagonista del nostro, ancora breve, romanzo di formazione.

Le due facce del libro bifronte.

Una ventina di giorni fa Mariano ci ha presentato in un post un personaggio d’altri tempi, la nobildonna Matilde Dell’Oro Hermil. Lo ha fatto scrivendo di un libro ritrovato – Roc Maol e Mompantero – scritto da Hermil e pubblicato per la prima volta nel 1897, che mescola «senza alcun rigore metodologico – evidenze archeologiche e voci leggendarie, etimologie discutibili ed elementi della tradizione esoterica, cronache medievali e allusioni astrologiche, magnetismo e alchimia». L’attenzione del nostro wonder injector è stata immediatamente catturata dall’incontro con questo vecchio e strambo libro e, nel riferircene, Mariano si è immediatamente preoccupato di metterci in guardia dal fascino potenzialmente distruttivo che accompagna questa “mescolanza” prodotta da una personalità reazionaria come Hermil.

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15 Gen2018

Blues per le terre nuove, Wu Ming 1 live a Torino

15 Gennaio 2018. Written by Redazione_am. Posted in Rizomi / Esplorazioni

Qui nasce(va) il Po.

È stata molto divulgata, questa estate, la notizia delle sorgenti disseccate del Po. Il grande fiume rischia di diventare un torrente e nessuno lo aveva previsto. Se così fosse la fine del delta sarebbe questione davvero di pochissimo tempo.
L’aria qui ai piedi delle Alpi è calda, massime oltre i dieci gradi in pieno gennaio, pioggia a quote alte, rischio idrogeologico notevole.

Pensiamo alle centinaia di metri di dislivello coperte di decine di centimetri di polvere farinosa accumulata nel dopo incendio, sospesa sopra la Val Cenischia, in attesa di un carico d’acqua sufficiente a muoverla verso il basso in forma di fango e frana. Il comune di Mompantero la settimana scorsa ha dovuto dichiarare lo stato di emergenza proprio per questo motivo. Il rischio è concreto: zone antropizzate, da sempre colonizzate a fatica, oggi si trovano in modi diversi in stato di abbandono e rischiano di venire sommerse.

La siccità e l’alluvione. I due aspetti ovviamente si tengono: sono lo stesso fenomeno. Non c’è dualismo tra terre molto alte e terre molto basse. Sono accomunate dal fatto che il problema si presenta prima e in modo più evidente ed eclatante agli “estremi del campo”.

Alpinismo Molotov propone e promuove un incontro con Wu Ming 1 per inquadrare la questione dalle zone più basse d’Italia. L’appuntamento è venerdì 19 gennaio, 21.30 al Molo di Lilith, via Cigliano 7, Torino. Ingresso libero con tessera ARCI.

«Blues per le terre nuove: il cambiamento climatico e la fine del Delta del Po», di Wu Ming 1

​Negli ultimi tempi ho intrapreso un percorso di ricerca ​sul mio territorio d’origine – basso ferrarese, Delta del Po –, in vista di un progetto narrativo, storico e geografico che mi impegnerà nei prossimi anni.

Voglio raccontare di fiumi che non ci sono più, di bonifiche, di lotte bracciantili… Voglio raccontare la perenne lotta tra terra e acqua che ha dato a quel territorio la sua forma.

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